Buona festa Mamma

La redazione

BUONA FESTA MAMMA :

Honoré de Balzac:
Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono.

Gianni Rodari:
Di parole ho la testa piena, con dentro la “luna” e la “balena”. C’è qualche parole un po’ bisbetica: “peronosopra”, “aritmetica”. Ma le più belle le ho nel cuore, le sento battere: “mamma”, “amore”.

Infine, ecco le parole di una celebre canzone, sempre perfette per la Festa della mamma:

Mamma son tanto felice perchè ritorno da te

la mia canzone ti dice che è il più bel giorno per me

mamma son tanto felice viver lontano perchè

mamma solo per te la mia canzone vola mamma sarai con me tu non sarai più sola

quanto ti volgio bene queste parole d’amore che ti sospirano il mio cuore forse non s’usano più

mamma ma la canzone mia più bella sei tu, sei tu la vita

e per la vita non ti lascio mai più

sento la mano tua stanca cerca i miei riccioli d’or sento e la voce ti manca la ninna nanna d’allor oggi la testa tua bianca io voglio stringer al cuor

quanto ti volgio bene queste parole d’amore che ti sospirano il mio cuore forse non s’usano più

mamma ma la canzone mia più bella sei tu,sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più
MAMMA..MAMMAAA!!

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NOSTALGIA DO PAISI MIA…

la redazione

NOSTALGIA DO PAISI MIA…NOSTALGIA DO PASSATU !!

A nostalgia chi tassali sempi, pi quiru
co passatu ta stipatu pi non ti fà scurdà
addruvi si natu,a su paisi mia chi ghè
Santudunatu.Eru pinsiaru  spissu vadarriatu
a quannu  ghera ninnu e spensieratucu tutti quiri iuachi chi faciamu simbrava co paisi ghera
natu.Si nte vaneddri ghia ci sugnu natu e ogni
tantu siantu a nostalgia, lassatimi iucà c’à
menti mia pi non mi fà scurdà u paisi mia.
I iuachi chi faciamu gheranu quissi:
a cavicchiula
a libra e presa
a puma lè
a latri e carabinieri
aru palluni
fuacu ari cannaletti
ari tappi
ara carrozza
aru circhiu
aru calosciu ca cavicchiula
e tanti gati iuachi chi non li fanu chiù.

Vulera turnà arriatu nu mumentu
passapurà sti iuachi do passatu, chi goi su tutti cosi assai mutati.

Ciao da  Catrino

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Come eravamo :Sàntudunàtu, nà picchi ì stòria.

La Redazione  & Minucciu

Sàntudunàtu, nà picchi ì stòria.

(Ninoe, Ninaia, Nineto, Niceto, Ninea)

Il geografo greco Strabone (Geografia, l’Italia, libri V-VI) scrive- “i Bruzi originariamente erano al servizio dei Lucani come pastori. Un po’ oltre, rispetto ai Lucani, ci sono i Bretti che abitano una penisola in cui è inclusa altra penisola che va da Scillezio al golfo di Ipponio. Il popolo suddetto (i bruzi ndr) ha ricevuto il nome dai Lucani; infatti, questi chiamano Bretti i ribelli, che prima erano dediti alla pastorizia nomade al servizio dei Lucani. Divenuti liberi si ribellarono quando Dione fece guerra a Dionisio e sollevò questi popoli gli uni contro gli altri, attorno al 356 a.C.”.

Ci pare di capire che alcune delle tribù nomadi del popolo dei Lucani (da questi poi nominate dei Bruzi o Bruttii, ossia ribelli) fossero sottomesse, adibite a pastorizia ed allevamento di bestiame ed escluse dal potere decisionale. Approfittando di un periodo di confusione sociale originata da guerre in corso, dette tribù attuarono una secessione affrancandosi dall’egemonia e dalla condizione servile dei confratelli Lucani. Conquistata una certa indipendenza le varie componenti bruzie si dettero un nuovo ordine sociale confederandosi ed acconsentendo alla delega del potere decisionale dalle tribù ad un organismo centrale, con la formula del “consetium” (consenso) da cui il nome di Cosenza, “capitale” della regione bruzia, probabilmente edificata nella località ove i rappresentanti delle tribù tennero la riunione in cui decisero la nascita e l’origine della federazione e l’ascesa a potenza politico-militare dei Bruzi La nuova entità politica aveva inizialmente giurisdizione su quella che sarebbe stata successivamente la Regio III Augustea, estesa sui territori a nord ed a sud del monte Pollino, a cavallo dell’attuale confine fra Calabria e Lucania. La conquista dell’intera Calabria, i Bruzi la attueranno nel tempo.

Le popolazioni italiche (Osci, Enotri, Lucani, Bruzi), che nel nord della Calabria hanno avuto regno e residenza stabile, costituiscono il “ceppo umano” che ci riguarda molto da vicino il tanto da poter essere annoverati fra i nostri diretti antenati. Della comune ed antica lingua osca restano rare tracce idiomatiche nel nostro dialetto, ove alcune parole hanno conservato radice, pronuncia e significato comune ad altri popoli dello stesso ceppo linguistico, questo sebbene nei secoli, il nostro parlato sia stato prima “inquinato” e poi ”soffocato” dai contatti con popoli di lingua greca e dalla successiva dominazione latino-romana. Continua a leggere

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Piano Strutturale Associato :con i comuni di Firmo, Lungro, Acquaformosa, Altomonte e San Donato di Ninea

La redazione tramite Diritto di Cronaca

Approvato consuntivo a Firmo, con Psa e entrale Unica di Committenza

FIRMO – (Comunicato stampa) Il consiglio comunale con 9 voti favorevoli e 4 contrari, ha approvato il rendiconto della gestione per l’anno 2012. “Dopo tre anni di esercizi finanziari chiusi in disavanzo- afferma il sindaco Antonio Palermo- posso finalmente ritenermi soddisfatto per aver approvato il rendiconto con un avanzo di gestione di oltre 50 mila euro mantenendo le aliquote al minimo e quindi senza aumentare la pressione fiscale nei confronti dei cittadini, operando una considerevole riduzione della Tarsu, offrendo gratuitamente agli studenti il servizio di trasporto scolastico e, a tariffa minima, la mensa della scuola dell’infanzia. Questo è il risultato di un’oculata gestione amministrativa che in tempi di congiuntura economica, di tagli di risorse destinate ai comuni, assume un significato ancora più importante”.
L’assise comunale firmense ha anche approvato il Piano Strutturale Associato, strumento fondamentale per pianificare uno sviluppo sostenibile del territorio, condiviso con i comuni di Lungro, Acquaformosa, Altomonte e San Donato di Ninea, e, sulla scorta di consolidati servizi gestiti in associazione, ha formalizzato l’istituzione della Centrale Unica di Committenza per gli appalti pubblici con i comuni arbëreshë del Pollino di Acquaformosa, Lungro, San Basile, Frascineto e Civita. Questi ultimi due punti del consiglio comunale sono stati votati all’unanimità e per questo il sindaco Palermo, ringrazia tutti i consiglieri ed in particolar modo la minoranza per aver dimostrato serietà e responsabilità nei confronti della comunità che si è dotata di due organismi di fondamentale importanza.
In consiglio comunale è stata affrontata anche la delicata problematica riguardante i lavoratori LPU e LSU, i quali, ancora una volta, vivono nell’incertezza poiché i fondi messi a disposizione dalla Regione Calabria non sono sufficienti a garantire la copertura finanziaria necessaria al pagamento degli stipendi per tutto l’anno. Per questo è stato approvato un documento nel quale si chiede al Ministero e alla Regione di trovare le risorse necessarie per garantire gli emolumenti almeno sino a fine anno e adottare una soluzione a tempo indeterminato per questi lavoratori che, nel caso specifico del comune di Firmo, garantiscono il funzionamento degli uffici e l’esercizio di funzioni comunali fondamentali per l’ente.

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Il Killer che uccide le castagne.

La Redazione

Sarebbe lo stesso KILLER che uccide le nostre castagne?

Il CINIPEDE SAREBBE LA CAUSA DELLA MORTE DELLE NOSTRE CASTAGNE!!!

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Escursione al Cozzo del Pellegrino, 1987 m slm

La redazione & Francesco Spingola

L’escursione di oggi ci porterà sul Cozzo del Pellegrino, 1987 m slm, nel comune di San Donato di Ninea.

Arriviamo con la nostra Panda 4×4 al Piano di Campiglione, 1330 m slm, nel comune di Verbicaro, e da qui parte la nostra escursione. Il tempo è molto incerto, il cielo è “a pecorelle” il vento è fortissimo, ma decidiamo comunque di partire. Percorriamo un canalino che ci porta dopo pochi minuti a quello che (se non erro) dovrebbe essere il Piano di Cacciagrande, poi da qui pieghiamo sulla sinistra e impegniamo  un erta salita che toglie quasi il fiato, complice anche il fortissimo vento che soffia sforzo viene ripagato, infatti possiamo ammirare splendidi esemplari di Piano Loricato, radicati nella roccia e tutti  a strapiombo nella Valle dell’Abatemarco, che è sotto di noi. Proseguiamo quindi il trekking e dopo circa tre quarti d’ora dalla partenza, sbuchiamo sulla vetta di Cozzo dell’Orso, 1561 m slm. Qui siamo già nel comune di San Donato di Ninea, e il panorama già da qui è molto suggestivo, possiamo infatti ammirare l’intera Valle dell’Abatemarco con il Monte Trincello che fa capolino, e sullo sfondo il Mar Tirreno, che fa da cornice a tutto questo splendore. Se invece guardiamo alla nostra sinistra vediamo il Cozzo del Pellegrino, la nostra meta, che sembra  davvero molto vicino, ma in realtà non è così, infatti ci separano due ore dalla meta. Il tempo ora è cristallino, in cielo non c’è ombra di nuvole, ma il vento continua ad essere molto forte.

Dopo aver consumato qualche frutto e reintegrato i liquidi, possiamo ripartire, quindi ritorniamo nel bosco e seguiamo il crinale come abbiamo fatto sin dall’inizio. Dopo un po’ di cammino troviamo la neve! Dapprima cerchiamo di evitarla, ma poi siamo costretti a camminarci sopra perché siamo in quota e oramai tutto il paesaggio è innevato. Continuiamo il nostro trekking piegando leggermente sulla destra, e qui inizia un erta salita che mette a dura prova il nostro fisico, inoltre la neve è aumentata e ha anche coperto i segnali per il riconoscimento del sentiero, quindi siamo costretti ad avanzare seguendo un po’ la logica. Continua a leggere

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Ricordiamo “ZIU GIACUMINU”

La redazione …

La vita è un alternarsi di gioie e di dolori. La perdita di una persona cara lascia in noi un ricordo che ci dà la forza di continuare nella vita
In una simile circostanza le parole sono inutili.Ci uniamo al vostro dolore…

  Riposa in pace adesso papa mio,sei sato un marito esemplare pieno d’amore e di patienza e di combenzione e lo abbiamo visto nel modo che hai sembre trattato a mamma,come una regina poi a noi ,le tue figlie ,le tue vere principesse,ci hai imparati ad essere rispettose verso tutti,ci hai mostrati il vero senso della vita,ci hai dato un amore senza condizzioni,sei stato sempre fiero della tua famigli…a,e noi siamo quelle che siamo oggi grazie a te e mamma,hai lavorato per piu di 20 anni al buio ,mille metri sotto terra e non ti sei mai lamentato,hai proveduto fino al tuo ultimo respiro,le tue belle parole papa”baciamini i guagliuni tutti tutti,accorti assi ninni e a Sivirinu,accorti a tia bella i papa” come mi mancha gia la tua voce,come volevo vederti ma…non hai potuto aspettarmi ti voglio tanto ma tanto bene papa mio bello ,tu sarai sempre nel mio cuore e ti porto sempre con me,adesso papa,riposati.

Angelica

 

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La festa dell’albero colora di verde San Donato di Ninea

La Redazione & Diritto di Cronaca

S.DONATO DI NINEA – (Comunicato stampa) Si è ripetuta con successo la Festa dell’Albero di San Donato di Ninea, ripresa lo scorso anno dal sindaco Francesco De Rose, dopo molti decenni di assenza. Nutrita la partecipazione della comunità sandonatese e dei tantissimi bambini del locale plesso scolastico che, accompagnati dal corpo docente e dalla dirigente Rosina Gallicchio, si sono espressi nella piazza principale del centro storico in una lunga serie di colorate coreografie e apprezzate rappresentazioni recitate e cantate, tutte sul tema dell’ambiente e della sua tutela. Per l’occasione, oltre al primo cittadino e agli assessori Benedetto Vuono e Franco Iannitelli, erano presenti alcuni operai specializzati del Consorzio di Bonifica “Bacini Settentrionali del Cosentino”, nonché Emanuele Ungari, in rappresentanza del Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di San Donato di Ninea e il brigadiere Giuseppe Dicolandrea, in rappresentanza della locale Stazione dei Carabinieri. Ai bordi di Piazza Campolongo, come simbolo della festa, sono stati interrati due alberi di alloro, benedetti da don Pino Esposito, parroco della comunità. Otto, invece, sono stati otto gli alberi piantumati dall’amministrazione comunale lo scorso anno per onorare i nuovi nati del piccolo paese del Parco del Pollino. Anche nel corso di questa manifestazione si è voluto lanciare ai piccoli cittadini sandonatesi l’appello a sorvegliare con maggiore attenzione il proprio patrimonio ambientale, oltre a farsi carico di essere i principali promotori della cultura del rispetto. Il sindaco De Rose ha ringraziato tutto il corpo docente e la dirigenza dell’istituto scolastico “per lo sforzo profuso in questo ultimo anno scolastico, ma anche per l’ottimo lavoro svolto e per saper accompagnare questi bambini nei loro bisogni esplorativi e nelle loro possibilità conoscitive”. Ai bambini, il sindaco De Rose ha ripetuto il messaggio già utilizzato nella precedente edizione: “avviatevi con entusiasmo alla scoperta del mondo circostante; manifestate sempre i vostri sentimenti di stupore per le bellezze della natura; scoprite quanta meraviglia c’è nella scoperta del dono della vita nelle piante, negli animali e nelle persone; e, infine, riconoscete e dite a tutti che la natura è un dono da amare e rispettare, proprio come fece San Francesco d’Assisi, che riconobbe la natura come un dono di Dio”.

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1° Maggio festa di TUTTI…

Luigi Bisignani

Penso che quest’anno i concerti e sfilate del 1° Maggio non hanno senso, con tutta la disoccupazione dilagante! Anche per rispetto a chi ha perso il lavoro e non può festeggiare, questa giornata poteva essere sospesa in attesa di tempi migliori.Nel momento più nero della crisi, con 3 milioni di disoccupati,Auguriamo un buon 1° Maggio a tutti questi nostri amici sfortunati…auguro a  loro tutti  di trovare un” LAVORO …”

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Come eravamo : Firìti quest’àrma.

La Redazione & Minucciu

“Ferìti, ferìti, ferìti quest’àrma,

ferìti quest’àrma che càvuza nnì fu”.

“Nò bbì s’chantràti”, non sto storpiando il nostro dialetto. Ho solo descritto, quasi fedelmente, le strofe che zù Nicola, con la sua voce baritonale intonava, in accompagnamento alla processione del Cristo morto, “à matìna prièstu dò vènnìri sàntu”. Non era il solo a cantare, anzi. A quei tempi, accompagnare il Cristo e l’Addolorata nella processione che iniziava all’alba era un obbligo morale, pari a quello di seguire la processione del santo patrono. Un appuntamento al quale nessun sandonatese, di tutte le età, non voleva ne poteva mancare. Si potrebbe obbiettare che, se era un obbligo, perché citare il solo zù Nicola? Lo cito ad esempio di come alcuni sandonatesi si preparavano ad affrontare una processione faticosa, per impegno muscolare (trasporto del pesante simulacro del Cristo morto) e per impegno canoro (i canti sacri), tutte attività che non venivano facilitate dalle pendenze paesane che, nel caso in esame, venivano affrontate “à càpadièrtu” se teniamo in conto che la processione vera “ncùminciàvadi dò càlivàriu”, sùtta i Girùni e jèdi ppì tùttu ù pajìsi , pùru ancùna dè vanèddhi, fìnu àra tèrra”. Continua a leggere

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