Luigi Bisignani &Minucciu
Gàsti e shìshjuli.
U’ supièrchju, quìru chì ntà Ninàja òn c’è capùtu
“A bòn pìsu”.
Era l’espressione usuale dei commercianti, i quali davano risalto a quei pochi grammi in più di merce, oltre il “giusto peso”, lasciati a bella posta sul piatto della bilancia quale segno di bonomia verso l’acquirente.
Questo accadeva anche per sfatare le “frame” che giravano fra i compaesani riguardo l’esattezza di alcune bilance. La “memoria”” di queste circostanze, mi ha indotto a verificare quale è stato il regime dei pesi e delle misure nei tempi passati e quali disposizioni, controlli e verifiche periodiche degli strumenti veniva effettuata dalle autorità preposte.
Fra i documenti consultati, riporto quello con riferimenti alla “Calabria superiore” e quindi anche a San Donato ed alle sue terre. Si tratta delle istruzioni, emanate da Ferdinando I d’Aragona e riguardanti la corretta esecuzione dell’editto 6/4/1480, sull’uniformità di pesi e misure nel regno. Del suddetto documento, ho lasciato intatto il linguaggio del tempo.
“Istruzioni date per lo Signore Re al magnifico Vicilao de Campitello, Thesaurario de Calabria superiore, le infrascripte Copie per ipso, da eseguire in le Terre de la sua jurisdizione super ponderibus, et mensuris.
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