Luigi Bisignani
San Donato di Ninea-16 Agosto 2024
Girovagando su internet e facendo un po di ricerche,ho trovato quest’articolo sull’affascino che si praticava spesso da noi.
CALABRIA. L’AFFASCINU (Il fascino).
In Calabria, se un bambino od un fanciullo dimostra uno stato di indisposizione, o appare svogliato ed inquieto od in qualsiasi modo sofferente, o soltanto pallido più del solito; se uno di quei tanti piccoli o grandi, indefiniti ed indefinibili malori colpisce un individuo qualsiasi; non c’è dubbio alcuno: o stato affascinatu (fascinato). Vale a dire che ha subito l’azione malefica del fascino o jettatura emanante da certe persone, le quali, per malignità, per invidia o per vendetta, oppure involontariamente, con gli occhi (‘u maluocchio) e con le parole (‘u picciu), hanno influito sulla sua salute. Specialmente temuta è l’invidia, che il nostro popolo pone al centro dell’inferno: «’a ‘mmìdia è ‘mmienzu ‘a casa d’ ‘u diavulu », e che il Jaccino (1)tratteggia con efficacia nei seguenti suoi versi :
“La ‘mbiria, frate, ccu ll’uocchi t’ammaziia,
Tè punge tuttu quannu t’accarizza;
Tè mera stuortu, tè rumpa li vrazza,
E ddintra l’ossa le spine tè ‘mpizza. „
(“L’invidia fratello, con gli occhi t’uccide
ti punge tutto quando ti accarezza;
ti guarda bieco, ti rompe le braccia,
e dentro le ossa le spine ti caccia”)
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