SANTO CRISTOFARO ….CIAFFANTE…LICASTRO-VOTRACI

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Il nostro PAESE é veramente sfortunato,penso che dopo aver letto ,mi darete ragione.Mi piace condividere tutto quello che conosco e leggo sul nostro Paese,a cosa servirebbe se non si tramanda?

 

 

Seconda parte :SANTO CRISTOFARO ….CIAFFANTE…Licastro-Votraci

Periodo durante il quale l’abitato doveva spostarsi nella zona denominata SANTO CRISTOFARO

A quei tempi questa zona di Santo Cristofaro era pianeggiante,non esisteva il profondo burrone che ora si vede.Allora si poteva raggiungere in pochi minuti la località « COMMENTO  » e « PIANO DI GALLO »,camminando in pianura.L’avvalamento oggi esistente ha origine da PINO PULEDRU e con il nome VALLONE DI SAN DONATO,si estende nel territorio ;le acque che vi scorrono,lambendo il lato est del centro abitato,vanno  nel fiume Occido.Data la estesa zona di displuvio,le acque durante le pioggge raggiungevano piene considerevoli,che hanno determinato una vasta frana che minacciato e minaccia i fabbricati sovrastanti.Tale frana divenne una vera minaccia intorno al 1840. Continua a leggere

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La prima e la seconda sede dell’abitato sandonatese

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Certo che oggi leggere un libro di 200 o 300 pagine é molto difficile e non molti lo fanno,é pur vero che la nostra storia paesana é bella ,ma oggi per dare voglia di leggere si debbono  scrivere  pochissime pagine,mi ricordo il consiglio del mio mentore Dommicienzu i Caluprisi, ” Vuoi  dar voglia alla gente di leggere? scrivi corto e preciso” ed fu grazie a questo consiglio che vinsi la mia prima borsa di studio a Roma negli anni 70.Allora oggi vi faro conoscere un po di storia paesana con solo qualche pagina…il seguito verrà con il tempo, ma solo con qualche pagina.Buona lettura.

 

 

Prime e Seconde case

 Le prime case del nuovo paesetto sorsero nella contrada denominata Pantano, proprio sopra la collinetta detta Santo Vilaso o Biagio (Campolongo 1913) mentre dallo scritto del sindaco Monaco 1979 Ninea nasce in contrada  VOTRACI,in conclusione il paese nacque all’inizio del paese di oggi cioé tra LICASTRO ED IL PANTANO.

E certo che Ninea sorse nella valle tra Pantano e Licastro, anche se popolo   pacifico gli abitanti sono costretti a trasferirsi in località meno esposta alle offese nemiche,probabilmente questo passaggio avvenne a causa  delle  invasioni dei SARACENi tra l’850 e 1000 d.C.

Dopo il 1000,quando il cristianesimo trionfo sul paganesimo,sicuramente l’antica Ninea ,divenne San Donato.Il Fiore (scrittore Calabrese)a tale proposito scrive come poi cambiata si fosse nell’oggidi di S.Donato ;non é che lo scriva,questo ,quello é più certo fosse nei secoli della grazia per devozione o altro spettante .Il Fiore  scrivendo di Artemensio ,mutata in S.Agata,di Tyelle mutata in S.Gineto,di Argentano Mutata in S.Marco.Non si hanno dati certi circa l’epoca in cui Ninea divenne cristiana e quindi venne nominata  SAN DONATO. Continua a leggere

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Cùmu ghèramu: Quìri chì faciènu à mìtièri

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Cùmu ghèramu: Quìri chì faciènu à mìtièri

Jì à mìtièri ghèradi à shjòrta dè sàntunatìsi chì nàscìanu pòviru e ghèradi pùru à cùnnànna ì chìnì ‘mpòvirièdi, ppì fìssàggini, ppì màlasalùti o ppì sfìrtùna.

C’è stato un lungo periodo storico in cui il benessere di una famiglia dipendeva dalla forza fisica e dallo stato di salute dei maschi di casa (marito, figli), quindi dalla loro capacità lavorativa che era interdipendente con la resistenza alla fatica.

In assenza di beni propri, l’essere forti diveniva l’unica “ricchezza” che un maschio impossidente portava in dote ad una ragazza con la quale intendeva creare una famiglia.

Altro elemento di non secondaria importanza ghèradi à bòna shiòrta, quella buona dose di fortuna che ti doveva arridere, accompagnarti sempre ed aiutarti a schivare i guai ì n’àffàscinu, dò màluòcchju, i nà fàttura, accadimenti che la superstizione popolare vedeva in agguato in ogni sguardo, in ogni parola, in qualsiasi gesto, dietro il quale si celavano sentimenti di ‘mmìdia, ràggia, gìlusìa e simili. Continua a leggere

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Lo stemma di San Donato di Ninea

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Lo Stemma di San Donato di Ninea

Tante ,sono state le definizioni sul nostro Stemma Sandonatese.

Son sicuro che pochissime sono le persone che ne sono a conoscenza

D.Martire scriveva nel suo  libro « Calabria sacra e  profana », parlando di San Donato cosi si esprime per quando riguarda il suo stemma “Le insigne di detta terra sono un MONTE CON SOPRA UNA STELLA”

Sullo stesso argomento il Cerbelli ,noto scrittore,scrive che le armi di una città si traggono ordinariamente dalla località o da qualche pregio del paese.Lo stemma si San Donato ,costituito da un monte con sopra una stella pare che si adatti benissimo alle condizioni topografiche.Circa il monte,lo stemma ricorda le cime superbe(Mula,cozzo del Pellegrino,ecc…)delle montagne che circondano l’abitato.E la stella si riferisce allo splendore del suo orizzonte e de suoi panorami incantevoli.

 

 

Il conosciutissimo paesano  Raffaele Bisignani,in un’articolo pubblicato sulla rivista « Calabria sconosciuta » del 1 semestre del 1984 ,scrive, « d’azzurro alla montagna naturale,leggermente innevata sulla cima,accompagnata in capo dalla stella di sei raggi d’oro »Lo scudo di forma sannita é sommontato dalla corona regolamentare del comune.

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Festa del 24 Maggio 2020

Luigi Bisignani

Maria Ausiliatrice 2020,24 Maggio a San Donato di Ninea (CS)

foto e canzone della madonna del 24 Maggio.Filmino Luigi Bisignani

Anche se quest’anno sarà un’edizione speciale(causa Covid) AUGURO veramente di cuore che la nostra Madonna ci protegga da questo nemico invisibile,non so se abbiamo vissuto una festa cosi speciale in tutta la storia del nostro paese,malgrado tutto la festa della Nostra Santa si farà, anche se in maniera speciale Covid. Continua a leggere

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Avviate a San Donato la distribuzione delle mascherine

Luigi Bisignani

In collaborazione, tre associazioni avviano la distribuzione di mascherine in tutto il territorio Sandonatese.

Calabrese: “avviata a San Donato la consegna gratuita di mascherine, in programma nuove iniziative” L’associazione “Il Sogno che Unisce” – in collaborazione con le associazioni “Noi con voi” e “Policastrello vive” ha reso disponibili per i cittadini del Comune di San Donato di Ninea, con consegna gratuita presso il domicilio, circa 500 mascherine. La consegna delle mascherine rientra in un programma che prevede altre iniziative a favore della comunità. “Lo intendiamo – ha dichiarato Antonella Calabrese, presidente dell’Associazione “Il Sogno che Unisce” – come il segno di una comunità che è capace di tenersi per mano, che guarda a chi ha bisogno, che è consapevole del fatto che le difficoltà si superano se si è capaci di affrontarle insieme. Non è un momento facile e persino una piccola cosa come l’approvvigionamento delle mascherine è diventata nel nostro Paese una difficoltà; con questa consegna abbiamo voluto dare Continua a leggere

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Artisti Paesani sconosciuti al paese, ma famosi altrove

Luigi Bisignani

Fra i tanti personaggi ,diciamo sconosciuti o quasi, al paese nativo, ma famosi in altre terre,ne ho appena scoperto  uno :

Francesco Consoli in arte “CESCO SOLI”

Francesco Consoli in arte « Cesco Soli », il pittore che dipinge con le dita.Nato a San Donato di Ninea nel 1935 e deceduto il 17 settembre 2012.

L’artista, Francesco Consoli in arte Cesco Soli, creativo  Sandonatese che ha fatto nascere la tecnica pittorica del dipinto ottenuto con il solo palmo della mano. Asceta della pittura con introspezione mistica e trascendentale. I suoi dipinti sono ricercatissimi, in quanto difficili da imitare, e non utilizza mai un tema fisso, ma dipinge in base al suo stato d’animo di quel preciso istante. Le sue opere sono anche esposte nella grande mostra che, lo scultore e professore Ilario Principe, ha fortemente voluto presso l’UNICAL di Cosenza dedicata a tutti i più noti e quotati artisti calabresi. P.S.: L’artista Cesco Soli si è spento alle 13 circa del 17/09/2012, colpito da un male incurabile, aveva da qualche giorno finito di dipingere due tele (50×70) Continua a leggere

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Cùmu ghèramu:I Gàlantuòmini

Luigi Bisignani

In questo triste periodo di prigionia forzata, per passare il tempo la lettura é un’ottima soluzione e compagnia, come da parecchi anni il nostro amico MINUCCIU,ci manda spesso e puntuale le sue ricerche,ecco per voi l’ultimissima :

I Gàlantuòmini

 

 

Quànnu ghèra quàtràru, àra Siddhàta gusàvadi à pàssiàta, rito esclusivamente maschile nei tardi pomeriggi delle giornate estive, quànnu cc’èra bisuognu jì à pià nà pìcchi ì frìscu.

Era anche occasione per incontrare gli amici, scambiare qualche chiacchiera con conoscenti, ma soprattutto farsi vedere, farsi notare. In ossequio a questa primaria esigenza gùnu, prìmu ì ghèssi, sì lìccàvadi, qui inteso nel senso che dall’aspetto esteriore toglieva ogni traccia di fatica cambiando l’abito (chi non poteva spazzolava e dava una riassettatina), si sbarbava e pettinava il capello (obbligatoriamente imbrillantinato). Continua a leggere

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Ricordi di vita

Luigi Bisignani

San Donato di Ninea 16-04-2020

Raccontati…Raccontiamoci…Facciamo rivivere il nostro paese con le nostre storie ,i nostri racconti.

Bastano due riga per farti ritornare  indietro di tanti anni,tanti anni fa quando si viveva di poco ed eravamo felici,questo piccolo racconto del nostro amico e paesano Elio ci fa rivivere tante piccole cose ,che ci ricordano un bel pezzo  della nostra vita paesana.

Binnirannu,Costi,jumara,zimma,fora,ciucciu,mmastu,panaru,fichi,fraschi i fichi,zia cuarbina,stiavuccu,Jardinu,gaddrina,maiali etc…tutti questi vocaboli che sono la nostra storia e poi questa via che va do jardinu ara jumara e che se si continua passando vicino i ZIMMI  si arrivava  a Santu Pietru per arrivare ara  Pantanu…Storia,storia e felicemente raccontata da Elio che lo RINGRAZIO VIVAMENTE.

V’INVITO TUTTI a fare la stessa cosa,abbiamo tutti vissuti in una « VANEDDRA » tutti abbiamo qualcosa nel cuore che possiamo raccontare e ricordare ai nostri GIOVANI ,il GIORNALE ed io stesso  siamo la,disposinibile a trascrivere i vostri racconti ,LA NOSTRA STORIA,letta da tanti paesani sparsi nel MONDO E RESIDENTI.

 

Oggi andiamo a casa: Ricordi di vita (Elio Artuso do Jardinu)

La stradina che scendeva a destra, portava a “Binnirannu” e alle “coste”, e poi giù verso la “jumara” e il castagneto; era percorsa dalle donne che andavano a lavare i panni, da chi aveva un orto o una “zimma” lungo il tragitto e da tutti quelli che, alle prime luci dell’alba, si incamminavano in groppa ad un asino verso “u fora”, gli appezzamenti di terra coltivati a orto o a grano con qualche olivo e alberi da frutta fuori dal paese, nelle campagne circostanti. La processione mattutina si ripeteva all’imbrunire, quando gli stessi tornavano alle case, questa volta però a piedi dietro l’asino, perché l’animale era carico dei prodotti della terra raccolti o, in mancanza, di legna per l’inverno. D’estate non mancava mai “u panaru” pieno di fichi coperto con le foglie della stessa pianta, appeso con cura con una fune a un lato della sella, “u mmastu”. A questa processione, i cui tempi erano scanditi dallo scalpitio degli zoccoli dei vari ciucci e muli sul cemento, partecipavano tutti i giorni le orecchie di Caterina e del nipote di due anni dal loro letto, mentre la nonna, zia Cuarbina, era già da tempo sveglia perché doveva preparare la colazione e “u stiavuccu” per il marito Vincenzo, anche lui nel gruppo dei partenti. I quattro abitavano nella casa alla fine della discesa e dalla finestra della cucina avevano sott’occhio tutto “u Iardinu”. Tutt’intorno “aru Iardinu” si snocciolavano una serie di vicoli e porticati pieni di porte che schiudevano a stanze nelle quali, ammucchiati, spesso si trovavano sei o sette letti, un focolare, un tavolo, una quantità indefinita di persone, quasi sempre di numero superiore agli stessi letti e persino qualche maiale o gallina.

Elio Artuso
 

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Cùmu ghèramu:  Dìsìj e dìspiètti

Luigi Bisignani

In questo periodo Triste e Lungo,causa COVID,per passare un po il tempo ci vuole un po di lettura ,se possibile PAESANA,ed é proprio questa che l’amico MINUCCIU mi ha appena inviato e ve ne faccio parte.

Buon pomeriggio e buona lettura …

 

 

Cùmu ghèramu.    Dìsìj e dìspiètti

 

“Ntò còri tiègnu sèmpi, quìru munzièddhu ì pètri”.

Attribuita ad un vecchio emigrato rientrato in paese per la festa del patrono, la frase rivela “ù spìnnu”, il sentire che alberga in taluni dei sandonatesi che dal paese nativo vivono lontani.

Chi scrive appartiene al gruppo di coloro chì dò paìsi òn sìnni sù mài jùti, à quìri chì pùru sì nnì màncanu à tàntu (à truòppu tièmpu), ù spìnnu i pòrtadi ccà mènti sèmpi addhùnni su nàti e crisciùti, perché in loro non è sono mai tramontate le “memorie paesane”, quei ricordi personali, quelle cose che i petri dò munzieddhu conoscono, custodiscono a perenne memoria e quando è necessario, diffondono, fanno conoscere, restituiscono.

In periodo ì càrciru fùrzatu, attingo spesso ai ricordi di tanti anni fa, di quando ero molto ma molto giovane, quasi un bambino. Continua a leggere

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