San Valentino : 14 Febbraio

La redazione

Profitta di questo spazio per lasciare il tuo messaggio d’amore !!

La leggenda :

Il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la  fertilità, è all’origine di questa festa degli innamorati.

Fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna  e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso. L’anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie.

Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo “degli innamorati per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima. 

La leggenda

A Roma, nel 270 D. C il vescovo Valentino di Interamna, (oggi è la città di Terni), amico dei giovani amanti, fu invitato dall’imperatore pazzo Claudio II e questi tentò di persuaderlo ad interrompere questa strana iniziativa e di convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di convertire Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio, 270, San Valentino fu lapidato e poi decapitato.  Continua a leggere

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Elezioni Circoscrizione Europa

La Redazione

A tutti i nostri connazionali all’estero,  é arrivato il momento di dire BASTA
anche  noi vogliamo essere considerati come veri ITALIANI. Per far che il nostro voto sia utile all’italiano all’estero ed alla nostra Patria  ,ricevendo la tua busta, una sola ed utile PREFERENZA scrivi il nome PORPIGLIA.

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una rosa con tante spine

la Redazione

In in piccolo bosco , tutto selvaggio
è nato un fiore di rara bellezza,
passan tutti per poterlo ammirare
è una rosa spendente, di un raro colore
anche gli animaletti che passano la vogliono sfiorare
la guardano e dicono sei bella si
ma sei piena di spine.
si è vero lei dice, ne ho proprio tante
però son conficcate piu che altro nel mio cuore
se poi pungo non lo faccio per male
e nemmeno con intenzione.
Passa di li ,un uomo con un bastone
la colpisce e le da un grande dolore
Un signore anziano passa e le dice
”come sei bella” ma io sono un vecchio
Intanto lei aspetta un po di calore,
aspetta il giorno e il sole gli regalo un pò di calore
il vento , che è troppo forte,
le da un soffio per non farla seccare
anche la pioggia arriva con tanto amore
le dona le gocce per farla rifiorire
ormai però non c’è niente da fare
ci pensa il ghiaccio a farla gelare
era solo un fiore di rara bellezza
era stupenda,ma non era nata per fare del male.

Angelo Sereno (C.F.)

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Parco archeologico allagato, Papasso chiede aiuto al Governo

La redazione & Diritto di Cronaca

CASSANO – (Comunicato stampa) Il Parco Archeologico di Sibari ancora sommerso dalle acque del Crati, esondato lo scorso venerdì. Il Sindaco di Cassano All’Ionio, al fine di salvare l’importante sito archeologico, vero patrimonio dell’umanità, con una formale missiva, ha chiesto “aiuto” ed interventi urgenti, ai Ministri per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi ed al Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, invitandoli nel contempo a venire in visita a Sibari oltre che per rendersi conto della difficile situazione, anche per dare alla collettività un segnale tangibile della presenza dello Stato, in un momento tanto difficile: «Con grande umiltà ho avvertito il dovere di rivolgermi alle S.V. per lanciare un accorato appello e chiedere aiuto, dopo il disastro che ha colpito uno dei siti più importanti e significativi del territorio che ho l’onore di amministrare: gli Scavi Archeologici di Sibari, nel Comune di Cassano Allo Ionio, in Provincia di Cosenza – così il primo cittadino di Cassano All’Ionio Giovanni Papasso esordisce nella sua accorata missiva, rivolgendosi direttamente ai Ministri Ornaghi e Barca – La mia è una delle città più antiche e vaste della Calabria e, per questo, ricca di risorse e potenzialità. Per la sua antica storia ed il suo patrimonio culturale, artistico, archeologico e il suo suggestivo paesaggio, racchiuso tra monti e mare, è particolare luogo della memoria storica e, nei secoli, ha affascinato studiosi e viaggiatori di ogni epoca e di ogni luogo. Il suo territorio, abitato dall’uomo fin dalla preistoria, ha conosciuto l’epopea magnogreca con la fondazione, ad opera degli Achei nel 720 a.C., di Sybaris, la più famosa, opulenta ed importante Polis del mondo antico, che estendeva il proprio imperium dallo Ionio al Tirreno e che, prima fra tutte, giunse a coniare una moneta, statere d’argento incuso raffigurante il toro, simbolo di potenza e prosperità. La vicenda storica, lunga e complessa, di Sibari è oggi in parte raccontata dagli scavi archeologici e dal Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide che, fra le ricchezze storico-artistiche e paesaggistiche di cui è dotato il mio Comune, rappresentano l’eccellenza ed una grande attrattiva per i turisti – ha ricordato il Sindaco -L’area archeologica di Sibari è da molti considerata, secondo il mio modesto parere a pieno titolo, patrimonio dell’umanità intera, per il nome leggendario e la storia importante che rievoca. Oggi, a distanza di millenni, stiamo assistendo al ripetersi di una storia tragica a causa di un fiume, il Crati che, esondando per le forti e torrenziali piogge, Venerdì 18 gennaio, ha quasi del tutto cancellato le testimonianze di una storia antica, che ancora è tutta da portare alla luce per dare risposte all’ansia di conoscere un passato sul quale poter costruire il futuro – ha spiegato altresì il primo cittadino Giovanni Papasso -Dopo l’esondazione del fiume, con l’acqua che ha raggiunto in alcuni tratti il livello di cinque metri di altezza, lo scenario che appare davanti agli occhi è molto sconfortante: il sito che, fino a poco tempo fa, era la meta preferita di studiosi, appassionati di storia e turisti, è divenuto un immenso lago di fango, che ha quasi del tutto cancellato anni di scavi e di ricerche per riportare alla luce una parte del luogo ove fu Sibari!» Continua a leggere

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Avviso…Importante !!

La Redazione

AVVISO CULTURALE

Egregio Direttore.

Ti importuno nuovamente per, come dire, “interessi privati” collegabili alla mia attività di scribacchino i cui concioni vengono da te cortesemente ospitati nel giornale interattivo.

Avevo anticipato la notizia circa la pubblicazione a stampa, in due volumi, di quanto da me prodotto su argomenti riferibili a storia, costume, tradizioni e, diciamo così, cultura sandonatese

I due libretti, dei quali ti invio foto delle copertine, sono stati stampati dalla tipografia-legatoria “Il Papyrus miniedizioni” in tiratura ridotta e subito esauriti.

Vari compaesani hanno espresso desiderio di acquistare copia dei volumi perciò ho sollecitato il tipografo per una nuova edizione che, ha promesso, dovrebbe perfezionarsi entro metà febbraio di quest’anno.

Chiedo alla tua cortesia di rendere pubblica la circostanza perché, taluni sandonatesi hanno manifestato l’intenzione di avere copia dei libri, in forma generica e senza lasciare un recapito dove spedire il libro richiesto.

Preciso nuovamente che la tipografia, per politica aziendale effettua spedizioni multiple solo ad aziende (librerie, cartolerie, edicole) per le quali gode delle tariffe stampa. Non spedisce a privati per questioni di logistica e per i costi di spedizione più elevati. Ciò a significare che le spedizioni singole dovrei effettuarle personalmente ed agli indirizzi che mi saranno forniti (moltissimi degli interessati non lo hanno fatto).

Per facilitare la comunicazione degli indirizzi ai quali spedire il libro, postero una comunicazione anche su facebook dove chi è interessato potrà inviarmi un messaggio sulla casella personale.

MINUCCIU SU FACEBBOK (clicca sopra)

 

 

Ti ringrazio per la cortesia e ti invio fraterni saluti.

Gennaio 2013-01-21

Domenico “Minùcciu” BUONO

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Come eravamo Tànnu …gùsavadi accussì (sei)

La Redazione & Minucciu

La crescita.

Solo così muniti e cautelati i neonati potevano essere sottoposti agli sguardi altrui. Per la prima uscita dalla casa ove era nato, (avveniva generalmente per il battesimo) i parenti presenti nel corteo diretto alla chiesa, oltrepassavano la porta della casa del battezzando, in uscita, solo dopo aver sputato oltre la soglia, in faccia alla sfortuna ed al diavolo, che la tradizione voleva sempre appostati ed in agguato, nei pressi delle case ove erano presenti bambini da battezzare.

Durante il tragitto per la chiesa, i parenti, a turno, avevano costantemente la mano sinistra con le dita ad accennare il simbolo delle corna, contro “àffascinu” e “maluòcchiu”. Se durante il percorso incontravano qualcuno “cùntràriu”, “nimìcu” oppure “n’fràma ì mmìdiùsu”, uno dei parenti, oltre lo scongiuro “faciènnu ì còrni”, si copriva la bocca con una mano e non mancava di accennare il gesto di sputare (talvolta lo faceva per davvero), volgendo la testa, “à pàrti mànca, quìra dò diàvulu” in segno di scongiuro e disprezzo.

Al pargolo si evitava di fargli guardare uno specchio perché era credenza radicata che la visione della propria immagine poteva causargli, “mancànzi”, fra le quali, il mutismo; oppure ostacolare la pronuncia della prima parola o farlo parlare con molto ritardo, rispetto ai coetanei; o farlo divenire “nù scìlinghuàtu”, o “nù ncàcagghjùni”; o farlo restare “ncantàtu” (a quei tempi l’autismo era ancora da scoprire). Continua a leggere

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U Jardinu …A salita i Ciavoni…A Siddrata

Luigi Bisignani

RICORDI….u jardinu

 

Quando si è piccoli tutto appare enorme, pieno di luce e magicamente bello. La piazza “do Iardinu” era il terminale della locale linea di trasporti pubblici, quelli che, per intenderci, mettevano in collegamento il microcosmo reale della quotidianità col macrocosmo fantastico dell’eccezionalità.
A quel tempo c’erano solo due corse, una per il capoluogo provinciale, Cosenza, e una per Castrovillari, un paesone a non più di quarantacinque chilometri di distanza che garantiva i servizi minimi ed essenziali a tutto il comprensorio: un ospedale, qualche banca, le scuole superiori. La mattina era un pullulare di anime vestite a festa, giacca e pantalone di velluto, camicia bianca per i maschi, gonna lunga, camicetta e scialle per le donne, neri se erano a lutto. Ad accoglierli, alle cinque e mezza di mattina, c’era zia Michilina col suo “sunale” grigio topo decorato a fiorellini i cui petali avevano preso lo stesso colore dello sfondo per l’uso e l’usura. Il bar era un piccolo “catuaiu” di tre metri per quatto, quasi interamente occupato dal bancone, a cui si accedeva salendo due scalini direttamente dalla piazza. Già, la piazza! La piazza in questione era, ed è, ufficialmente denominata Piazza Antonio Monaco perché su di essa si affaccia il Palazzo dell’omonima famiglia il cui esponente di maggior rilievo, passato alla storia come un nobile, era il Capitano Antonio. Due targhe in marmo sulla facciata antistante la piazza testimoniano le sue onorificenze. A guardarla bene però, la piazza era una curva a gomito sulla quale confluivano tre vicoli e una scalinata delimitata da un cancello, un meandro che si allargava nel punto di massima curvatura, che proseguiva, inerpicandosi per la salita di “Ciavone” lungo via Matteotti, verso “a Siddrata”, altra piazza, questa vera, al centro del paese….

Elio Artuso

 

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Come eravamo: Sàntudunàtu, cànzùni e poìsia.

La redazione &  Minucciu

Sàntudunàtu, cànzùni e poìsia.

Càpita cà vàsi ghàshjànnu nà còsa e nnì nfrùntasi n’àta. E’ quello che mi è successo, nel corsi di ricerche sul paese natale, mentre consultavo il libro su San Donato di Ninea pubblicato da Vincenzo Monaco nel 1987. Sfogliando il volume, alla pag. 131 mi sono soffermato sulla digressione dell’autore circa i canti popolari sandonatesi, qualificati “espressione spontanea e patrimonio culturale di artigiani, contadini e pastori”. Il dr. Monaco afferma che dei suddetti componimenti non sono noti gli autori; che non esistono fonti scritte; che i testi sono stati tramandati, con la narrazione verbale. Segnala inoltre che dette forme di poesia o componimenti popolari, sono scomparsi dalla tradizione, anche perché sommersi dalla civiltà tecnologica (radio, televisione, giornali) il cui progredire ha sgretolato la società patriarcale, sradicato i nativi con l’emigrazione, allentando così i legami fra generazioni. Chi emigra, a lungo andare perde la sua veste paesana, perde la “calata dialettale”e veste nuovi panni, integrandosi in un diverso ambiente. Di conseguenza gli antichi canti, dimenticati sono quasi scomparsi. Gia nel contesto sociale degli anni ‘90, raramente si poteva ascoltare qualche antico verso, in occasione di feste familiari e dalla voce di qualche vecchio, nostalgico e legato ad antichi ricordi. Lamentava, il Monaco, l’assenza, di voci melodiose delle popolane,intende a lavare i panni al fiume; i cori dei mietitori cantar strofe sotto il solleone; mamme mentre cantavano le ninne-nanne per addormentare i loro piccoli. Concludeva dissertando sulle caratteristiche dei canti sandonatesi, generalmente ad una o più strofe, con un ritornello e con argomento prevalente l’amore. Nei versi c’è riferimento alle doti morali dell’amata; alle sue sembianze; all’amore appassionato; allo sdegno, per un sentimento non corrisposto; talvolta si esprime disprezzo ed offesa per la persona che ha osato rifiutare un’offerta d’amore. Continua a leggere

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Pensiero sull’immigrazione!!

La redazione & Vincenzo Todaro

Pensiero sull’immigrazione del “Todaro” del 02-01.2013 .

Allora premetto che essendo di origine meridionale, sono figlio e nipote di immigrante, mio nonno dalla calabria venne qui a lavorare in miniera a ribolla portò in su tutta la sua famiglia, si costruì la casa da solo, non prese quella della montecatini, a mia mamma e ai miei zii non gli fece mancare niente anzi vedendo le foto vecchie non si potrebbe dire assolutamente che erano figli di un minatore costruì la sua fortuna qui in toscana creando ricchezza e benessere che ancora oggi noi ne beneficiamo. mio padre a 19 anni andò in francia a lavorare nelle miniere, successivamente in Germania in una fabbrica di bottiglie di vetro, faceva doppi turni parlava perfettamente il francese ed il tedesco, nonostante italiano era stimato da tutti francesi e tedeschi, perchè si inserì perfettamente, Continua a leggere

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Buona Befana 2013…

la Redazione

Secondo la tradizione italiana la Befana, raffigurata come una donna anziana che vola su una scopa, fa visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell’epifania) per riempire le calze lasciate da essi appositamente appese sul camino o vicino a una finestra. Inoltre, in molte case, per attirare benevolmente la befana, è tradizione lasciare un piattino con qualcosa con cui possa ristorarsi: generalmente si tratta di un mandarino, un’acciuga, un pezzo di aringa affumicata o qualche cipollina sotto aceto e un bicchiere di vino rosso. Nel caso i bambini siano stati buoni, il contenuto delle calze sarà composto da caramelle e cioccolatini, caramelle alla frutta, mandarini, noci, frutta secca e piccoli regali, in caso contrario conterranno carbone (oggi si usa un preparato in zucchero colorato di nero a forma di carbone e molto duro da masticare). Spesso la befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa e ha una borsa o un sacco pieno di ogni squisitezza, regali per i bambini meritevoli, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l’anno.

 

CHI SI RICORDA DELLA NOTRA BEFANA PAESANA? hai racconto ?scrivilo nello commento…

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