Don Ciccio e Donna Flora Cordasco

Luigi Bisignani

San Donato di Ninea 12/10/2024

E da un bel pezzo di tempo che volevo ricordare Don Ciccio e Donna Flora Cordasco.

Miei vicini ,quasi impossibile di trovare una foto,ma grazie al nipote UGO VACCARO e l’altro vicino Mario Magno ,oggi posso pubblicare qualcosa sui CORDASCO da chiazza nova .

Avevo scritto al nipote Ugo che mi ha subito scritto raccontandomi un po i suoi ZII e Mario mi ha inviato qualche foto,che ringrazio vivamente.

Buongiorno Luigi, ti ringrazio di voler ricordare la famiglia Cordasco.

Purtroppo con la scomparsa degli adorati zii Francesco (Ciccio) e Flora, si perde anche buona parte della memoria storica della famiglia.

Erano proprio loro, stabilmente residenti a San Donato e fortemente attaccati alle origini che custodivano i ricordi e la storia della nostra famiglia, da cui anche io e mia sorella Wanda discendiamo per via materna. I miei zii avevano fatto ricerche genealogiche che risalivano fino al 1600…ricordo diversi ritratti che, incorniciati ed appesi alle pareti del salone, ci accoglievano con quei loro volti severi ed austeri. I ricordi sono meno sfuocati, ma sempre poco approfonditi, se si parla di tempi molto più recenti rispetto a quei ritratti.

Questo perché noi cugini non abbiamo praticamente mai vissuto stabilmente a San Donato ma è lì che abbiamo invece vissuto i momenti più belli della nostra fanciullezza prima e giovinezza poi. Spesso si tornava per riabbracciare gli zii e la nonna Sofia e si godeva di quella libertà di poter girare con gli amici per vicoli e piazzette, di quella libertà che la città non riusciva a offrirci., di quel poco che ci sembrava tanto, come le partite al biliardo o le partite a carte con gli amici che potevano anche durare tutta la notte. La famiglia Cordasco era originaria di Cosenza.

Il mio bisnonno, Francesco Cordasco, era un famoso avvocato di Cosenza e mio nonno Aristide aveva dei fratelli di cui io ricordo il nome solo di due di loro, Giovanni ed Alfredo. Purtroppo non ho mai conosciuto mio nonno ma da alcuni aneddoti raccontatemi da parenti e da persone amiche o anche solo da conoscenti, so che era un uomo di grande spessore ed umanità. Conobbe mia nonna Sofia Severino a Napoli durante il servizio militare… Mia nonna mi raccontava che un giorno, vedendo passare a passo di corsa dei bersaglieri, lancio’ una rosa dal suo balcone che fu raccolta da uno dei giovani bersaglieri. Quel giovane poi ritorno’ con quella rosa sotto quel balcone… Ebbe inizio così un grande amore che portò mia nonna fino a San Donato. Mi raccontarono che non furono facili per lei i primi anni. Infatti nonna Sofia era abituata ad un tenore di vita diverso da quello che poteva offrire un piccolo paese…

Lei, figlia di un alto ufficiale di marina, era nata sulla nave ammiraglia attraccata all’isola della Maddalena in Sardegna e poi sempre vissuta a Napoli. La prima cosa che fece mio nonno per limitare il suo disaggio iniziale fu quella di farle trovare in casa il suo adorato pianoforte. Nonna Sofia fu una bambina prodigio…. A sette anni, mi raccontavano, suonava già il pianoforte come se fosse una provetta concertista e continuò a suonare fino a tre giorni prima della sua morte, che avvenne a 83 anni. Quando noi giovani nipoti arrivavamo al paese, lei ci accoglieva accarezzando i tasti del pianoforte e, muovendo lentamente la testa mentre suonava, sembrava che parlasse con i vari Chopin… Beethoven…

Come ho già detto, noi nipoti non abbiamo conosciuto nonno Aristide perché se ne è andato ancora giovane, credo a causa di una peritonite. In quegli anni si poteva morire ancora giovani e questa era una grande cattiveria perché tutti i nipoti dovrebbero avere il diritto di conoscere ed amare i propri nonni. Lui era il farmacista, che in un paese, assieme al medico, al parroco ed al maresciallo dei carabinieri, è tra le persone “rispettabili”. Ma lui “rispettabile” lo era soprattutto per il rispetto che aveva, lui per primo, verso gli altri. Mi raccontava la zia Flora che il padre, appunto mio nonno, se qualcuno era malato ed aveva bisogno delle medicine però non aveva i soldi per pagarle, lui gliele dava lo stesso.

Alcune volte veniva ricambiato con uova o prodotti coltivati, altre volte con niente. Mia nonna gli faceva notare che quelli erano tempi non belli per tutti e lui rispondeva: “se non li ha i soldi non li ha…che faccio lo lascio morire?”. Ebbero sei figli, una mori molto piccola per una polmonite, credo che avesse 6-7 anni e si chiamava Wanda. Poi Ione, mia madre, che sposo Francesco Saverio Vaccaro di Altomonte e che ebbero due figli, me Ugo e Wanda. Maria, che sposo Ercole Zupi di Fiumefreddo, che ebbe tre figli, Ernesta, Emanuele ed Ernesto. Fernando, che sposo Rachele Panebianco di San Donato e che ebbero due figli gemelli, Aristide e Sofia. Infine, Flora e Francesco (Ciccio), rispettivamente nubile e celibe. Flora, Ciccio e nonna Sofia sempre radicati, direi anzi avvinghiati, a San Donato.

La storia della famiglia continua con la centrale idroelettrica gestita appunto dalla zia Flora e dallo zio Ciccio.

Riforniva di energia elettrica i paesi di San Donato, Policastrello e San Sosti. Era una gran bella comodità, in quegli anni in cui noi non eravamo ancora nati, avere “ la luce” in casa. Nella centrale, che si trovava tra San Donato e policastello, lavoravano alcuni dipendenti e nei paesi alcuni elettricisti. Ricordo che alcune sere andava via la corrente ed i paese restava al buio per alcuni minuti od anche alcune ore.

Ricordo che lo zio Ciccio correva di notte per vedere cosa fosse successo. Alcune volte dipendeva da un sovraccarico di consumi, altre volte sembrava che qualcuno deviasse l’acqua del torrente che faceva funzionare le turbine, per irrigare i campi.

Capitava poi che alcuni si allacciavano alla rete pubblica per non pagare la corrente.

Venivano quasi sempre scoperti ma mai nessuno, sono sicuro, veniva denunciato. La frase risolutiva tramandata dal padre ai figli era sempre quella : “…se i soldi non li hanno, non li hanno…che facciamo, li lasciamo al buio?”

Beh, una volta erano i farmaci, poi la corrente elettrica, ma ne valeva la pena se qualcuno, tra i più anziani del paese, fino a diversi anni fa, ne parlava con noi, ricordando Aristide, Ciccio e Flora.

Grazie a UGO e Mario

Permalink link a questo articolo: https://www.sandonatodininea-cs.it/2024/10/12/don-ciccio-e-donna-flora-cordasco/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.