Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu.
Luigi Bisignani
Ho ricevuto e pubblico con immenso piacere questo ricordo del nostro Amico e paesano Giacomo Trinchi.
Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu.
È da qualche anno che vivo lontano da San Donato di Ninea e non manco mai di cercare notizie, fatti, ricorrenze che lo riguardano. Leggo il giornale interattivo e tante volte ho avuto sotto gli occhi quanto era stato scritto su
Ciccilluzzu i Mastusciallu e su
Franciscu i Saccu, che naturalmente avevo già letto, e, fino ad oggi, non mi era venuto in mente di portare a conoscenza dei giovani la figura i
Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu. Ciò è giustificato dal fatto che chi ha scritto dei primi due era troppo giovane per ricordare Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu. Ci voleva un vecchio come me per riportarlo al ricordo dei Sandonattesi e, nel parlare di lui, userò anche dei termini dialettali .
Chi era Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu? Era il banditore ufficiale del comune. Come per Franciscu i Saccu così per Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu non conosco le generalità e la casata di appartenenza perché l’epoca dei miei ricordi è quella in cui ero un ragazzino, uno dei ragazzini impertinenti che gli andavamo dietro a fargli il verso .
Il suo nome, per me, è sempre stato Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu.
Era una persona buona e paziente dell’età intorno ai 65 anni. Era di statura media, fisico asciutto. Si appoggiava a un bastoncino di legno che faceva dondolare a destra e sinistra. Il suo passo era svelto e sicuro, la sua voce era alta, chiara e senza incertezze e aveva una memoria di ferro. Ogni mattina, piuttosto presto, munito della sua trombetta da ferroviere, ( si diceva che l’avesse portata dagli USA dove aveva lavorato nelle ferrovie) sempre lucida, era già in piazza Giardini ad aspettare i mercanti con le loro mercanzie. I mercanti gli fornivano la lista dei prodotti in vendita, lui la lèggeva e poi la metteva in tasca. Non aveva più bisogno di leggere perché ricordava tutto a memoria. Avute le istruzioni, con il suo passo svelto, cominciava il giro del paese. Si fermava nei punti centrali di ogni quartiere, si annunciava con un lungo squillo di tromba, e poi incominciava con la frase “È ARRIVATU ARU IARDINU…(seguiva il nome del mercante) HA PURTATU……..(dava i nomi dei prodotti in vendita) CHINI VO CUMBRA’ SI MANIISSI PICCHI’ STA FINO A……(chi vuole comperare si sbrigasse perché sta fino a……). Se poi c’erano altri mercanti e con altri prodotti faceva un’altro squillo di tromba e ricominciava con la solita frase.
Doveva bandire di tutto come un’ordinanza del sindaco, un oggetto o un animale smarrito, annunciava la data in cui incomincia la “SBARRATURA”. La sbarratura era un’usanza che permetteva, al termine della raccolta delle castagne, ai pastori di pascolare liberamente e a chi non aveva castagne di andare a raccogliere nei castagneti le castagne sfuggite nel pieno della raccolta. Similmente rendeva nota la data in cui si poteva andare “A SPICULIA’ “. Questa pratica consentiva ai più poveri di andare nei campi a raccogliere, dopo la mietitura, le spighe sfuggite ai mietitori. Nel periodo delle fragole annunciava il divieto di raccolta in alcune proprietà, di cui aveva il monopolio un imprenditore siciliano, e diversi quintali di fragole partivano per la Sicilia per essere lavorate. Alcuni giorni, doveva fare più volte il giro del paese. Durante il periodo delle castagne veniva messo in atto il baratto specie per la frutta e la verdura. Pertanto, alla fine della solita frase, aggiungeva: “VENNI CU SOLDI E CI CANCIA PURU I CASTAGNI” (vende pagando con i soldi oppure fa lo scambio con le castagne).
Questo è stato ed è sempre il mio ricordo di Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu.
Ora, carico d’anni e malanni, sono felice e sodisfatto di aver ricordato e fatto conoscere ai Sandonatesi di oggi il buon Ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu. Insieme a lui ho fatto conoscere anche alcune antiche usanze, vocaboli dialettali e notizie di caratteri economico.
Infine, oggi, posso anche chiedere a Ziu ‘Ntoniu perdono per tutte le volte che, da ragazzino irresponsabile, gli ho fatto perdere le staffe.
Luglio 2021 Giacomo Trinchi
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5 commenti
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Racconto bellissimo che mi fa tornare alla mente quando anche io da bambina sentivo “buttare il bando” non era Ziu Ntoniu ma qualcuno che aveva ereditato il suo mestiere. Non so quanto le nuove generazioni possano comprendere quel mondo ormai davvero antico, ma non si può vivere il presente senza la conoscenza del passato, delle nostre radici. La “Storia” una passione che condividiamo in famiglia. Grazie per aver voluto descrivere con semplicità, ma con grande competenza questo episodio di vita vissuta. Luisa Russo
grande Giacomo
che piacere leggerti tu portatore di tanti ricordi
dovresti pubblicare dal tuo archivio fotografico
una storia di san donato attraverso la fotografia
con stima
Ti ringrazio di avermi scritto e di avere apprezzato un mio ricordo da ragazzo. Sarebbe stato bello avere anche una foto i Ziu ‘Ntoniu, ma all’epoca erano pochi ad avere ad avere la macchina fotografica e poi all’età che avevo , insieme ad altri ragazzi, pensavamo solamente a fare arrabbiare il povero Ziu ‘Ntoniu con i nostri dispettucci. . Comunque ho altre cose da pubblicare. Ti saluto con affetto e i tuoi figli.. Giacomo
Che bella ricostruzione, mimmo caro. Interessante perché descrive un mondo che non c’è più, ma il cui ricordo andrebbe conservato e tramandato! Complimenti!
Leggo a distanza di tempo il ricordo di ziu ‘Ntoniu i Gnirichitunnu e mi commuovo al pensare che gli facevamo tanti scherzi. Ricordo che con la trombetta da “I palizzi ” annunziava anche “Pagamento da luce alettrica! vinti, vintuno e vintidui!” ,che erano le date di scadenza per andare a pagare il canone alla ditta Cordasco, nella persona di donna Flora. Erano gli anni “50!! Caro Giacomino , ti ricordo sempre con piacere , anche per i periodi della fanciullezza trascorsa alla Piazzetta … ai tempi di don ( zio per me) Giovanni Tiesi.. mi vengono in mente Peppino, Annibale, i figli i don Micuzzu , i figli i zu Riguardu… e tanti altri …a chianca , u tabacchinu, a sartoria … quando ancora c’era la chiesa del Carmine, D’estate vi celebrava la messa Padre Raffaele Caloprese ( U monacu i Caluprisi), credo fosse il fratello di don Vincenzo …più conosciuto, …. un caro saluto Vincenzo Tiesi