Luigi Bisignani
Il Santuario Basilica del Pettoruto
è uno dei luoghi di preghiera più conosciuti in Calabria, tanto caro anche agli emigrati dell’intera regione; si trova presso San Sosti a 540 metri di altitudine. È circondato da una catena di monti ultimi contrafforti del Pollino, la cui cima più alta è La Mula (m 1935). Al Santuario si arriva attraverso un andirivieni di tornanti che si incuneano nella montagna. Petruto, cioè pietroso, roccioso, irto di pietre, è il nome di tutta la zona. Da petruto facilmente l’espressione dialettale fece passare il nome al Santuario, che così diventò Santuario del Pettoruto.
La prima domenica di maggio di ogni anno si svolge la Festa della Cinta che è il giorno del ringraziamento e dell’apertura dei pellegrinaggi. La ricorrenza ha inizio dopo il disastroso terremoto del 1783. Gli abitanti di San Sosti e dei paesi vicini decisero di porsi sotto la protezione della Vergine e formarono una lega di preghiera , una recinzione, cioè una cinta di difesa, un muro di fede e di speranza e tutti pregavano come sa pregare la gente semplice. Una fanciulla vestita di bianco, porta sul capo un cesto di vimini, foderato di candida seta e adornato di fiori, colmo di una lunga cordicella imbevuta di cera, che offre alla Madonna in nome di tutti e in ringraziamento: la cinta. Giunti nel Santuario la cinta viene tagliata in piccoli pezzi e distribuita ai pellegrini quale segno della devozione alla Madonna.Rilevante è inoltre il legame con la Madonna del Pettoruto che hanno i devoti sparsi per il mondo. A San Isidro, in Argentina, esiste una comunità in onore alla Madonna del Pettoruto. Famiglie emigrate da San Sosti e stabilitesi in Argentina hanno continuato a praticarne il culto riproducendo le stesse ricorrenze. Altre comunità che si trovano in Canada, Stati Uniti, hanno portato con sé la fede verso la Madonna e le tradizioni sansostesi.La Storia del SantuarioLa storia del Santuario si perde nei secoli.
Eretto nel 1274 dice il Barillaro, ad iniziativa dell’Abbazia di Acquaformosa, fu ampliato tra il 1633 e il 1646; distrutto dal terremoto del 1783 e ricostruito nel 1834, fu restaurato alla fine dell’Ottocento e poi nuovamente rifatto e ampliato dal 1920 al 1929.Altre fonti storiche accennano ad una dipendenza del Santuario del Pettoruto dalla “grancia” cistercense del Monastero Abbaziale di Acquaformosa fin dal 1226; da grancia divenne Commenda nel 1348 ed infine Concistoriale nel secolo XVII.È a questo periodo che si rifanno alcuni manoscritti come quello del canonico Cristofaro e dell’arciprete Cerbelli, che narrano del ritrovamento della statua, ricavata sulla pietra da un latitante di Altomonte, Nicola Mairo che, nel desiderio ardente di vedere riconosciuta la sua innocenza, la scolpiva così come la vedeva: soffusa da un mistico e materno sorriso con gli occhi grandi dallo sguardo penetrante, dal volto ampio e riposante che ispira materna fiducia.
La statua della Madonna fu ritrovata dal pastorello sordomuto di Scalea, Giuseppe Labazia che, sentendosi chiamato per nome da una voce di donna, la scoprì tra gli elci; per prodigio riacquistò l’udito e la parola e fu il primo a praticare e a divulgare la devozione alla Madonna. Fu costruita una piccola cappella che in seguito fu ampliata fino all’attuale grandioso edificio elevato a Basilica da Giovanni Paolo II nel 1979.La Conferenza Episcopale Calabra, lo ha promosso a Santuario Regionale.
Fonte delle notizie: http://www.madonnadelpettoruto.it/