Chjni ghèramu:Nà tìmpa àru chjànu dà Motta.

Luigi Bisignani

San Donato di Ninea  05-Agosto 2024

Chjni ghèramu:

Nà tìmpa àru chjànu dà Motta.

Ccì su jurnàti chi pàridi c’òn t’à fàdi à càpu; ghòi putéra ghèssi gùna i quìri cc’ù filicièddhu dà pàccìa, c’ògni sàntunatìsi pussédidi, chì si fa sènti e ti pòrtadi a ffà e pinzà còsi call’àti pàrinu fòra dò mùnnu.

Gùna fèra quìra ì sì mìnti à scrìvi àru giùrnali i sàntudunàtu e cuntà cosicèddhi chi ti sù bbinùti ncàpu e cà si jèrasi a cuntà àri paisàni, ti facèranu nà risàta nfàcci o rispunnèranu c’òddhjnni frìca nnènti).

Quel “velo di pazzia” di cui dicevo, caro Giornale interattivo di San Donato di Ninea, è stato solleticato dalle immagini che qualche volenteroso paesano ha immesso in rete e che riguardavano lo svolgersi della festa del 24 maggio, la terza in ordine di importanza dopo la festa del patrono ad agosto ed il Natale.

Le immagini mostravano una processione poco partecipata ed ancora meno gente a fare ala al passaggio della sacra immagine, segno di un paese quasi disabitato che nelle con evidenti segni di generale degrado e trascuratezza, più evidenti nel patrimonio immobiliare pubblico e privato.

Non voglio qui sollevare polemiche o levare accuse, sul chi e sul perché  un paesino montano millenario ha raggiunto l’attuale stato di abbandono e viene divorato dall’ incuria.

Per come la vedo io la colpa dello stato in cui versa il paese è da attribuire alla scarsa cura del “bene comune”, congiuntura che è sempre stata ultima nei pensieri del sandonatese, ppìcchj vèninu prìmu ì càzzi da càsa e pùa l’àti, come recita un diffuso ed antico modo di vedere le cose.

E qui mi fermo….

Abbandonato dai nativi ed ignorato dai loro eredi, il vecchio abitato di San Donato pare destinato a divenire un “paese fantasma” del cui patrimonio immobiliare resteranno polvere e pochi ruderi.

A fronte di quel che suona come una condanna a morte, sarebbe il caso di fare qualcosa per salvare quel che ancora esiste della “memoria paesana”. Non sarebbe cosa cattiva il formare qualcosa di duraturo che possa tenere ricordo e rappresentazione perenne da concretizzare in una specie di “famedio dei figli migliori”, da erigere in memoria dei compaesani che si sono adoperati per dare lustro al paese.

“Na tìmpa i jùmàra” o nà pètra cavàta appòsta,  insomma un blocco di granito di buone dimensioni, adeguatamente lavorato ed adattato a cippo sarebbero sufficienti per servire lo scopo.

Se realizzato, immagino il “famedio” in forma di stele, chjàntàta mpìzzu àru pìrrùpu chì da Mòtta lìbbradi ntà chjàna, arà vìsta ì tùtti e ccù ssùpa scritti ì nòmi dè sàntunatìsi chì tàli nùri gh’ànu miritàtu, con funzione di perenne memoria per quei sandonatesi che, nel tempo, hanno dato lustro al paese, prima che a loro stessi.

Non mi pare un’idea da buttare via che è e rimane aperta a critiche, integrazioni e correzioni da parte di chiunque, fra i nativi, abbia voglia di dare al progetto il proprio contributo di idee.

Sarebbe cosa giusta coinvolgere nell’iniziativa l’Amministrazione comunale sandonatese, quale soggetto principale, sia per la parte burocratico-autorizzativa, sia per l’adozione di atti che disciplinino e regolamentino i criteri di scelta e verifica dei titoli di benemerenza validi per l’ammissione al famedio per i sandonatesi benemeriti.

La spesa dovrebbe essere sostenuta con una “sottoscrizione volontaria” i cui proventi l’Amministrazione comunale potrebbe delegarne la gestione una commissione, la quale curerebbe anche la parte architettonica del memoriale.

Direi che fra i “requisiti valutabili” dei candidati al “famedio” si possano prendere in esame:

-contributi, alla conoscenza e diffusione di storia, usi, costumi, tradizioni, lingua e folklore sandonatese, forniti con scritti e ricerche;

-contributi, all’economia ed allo sviluppo delle terre di San Donato, che abbiano avuto ricadute sul sistema produttivo e sull’economia locale;

-ogni e qualsiasi altra iniziativa, attività, progetto, programma che abbia contribuito a dare lustro al paese di San Donato.

Ho lasciato per ultimo l’argomento dei “meritevoli”, sui nomi e qualità dei quali, conoscendo i miei compaesani, ci sarà da litigare.

Per quel che mi consta e rammento, segnalo le seguenti persone, che ritengo meritevoli d’essere enumerati nel famedio:

-il sandonatese (probabilmente un sacerdote) che a metà del 1800 ebbe corrispondenza con Vincenzo Padula, prete-scrittore di Acri (CS),  al quale fornì molti elementi e notizie su lingua, usi, costumi, tradizioni ed abbigliamento dei sandonatesi. Non finora trovato elementi certi per l’identificazione, ma apparteneva sicuramente àra ggènti bbòna, ossia i Panebianco, i Benincasa, i Iannuzzi, i Marini  ed altre, per le quali vi è certezza della presenza di religiosi in famiglia nell’epoca citata; alle famiglie dei “maggiorenti dell’epoca” l’onere della ricerca e segnalazione della idenmtità dell’antenato interessato.

-don Roberto Campolongo, che con il suo opuscolo su San Donato, al di là di alcune imprecisioni, ci ha tramandato molte notizie che altrimenti sarebbero sparite dalla memoria paesana;

-Aristide Cordasco,  imprenditore che nel corso del 1900 investì nell’innovazione costruendo una centrale idroelettrica, creando così posti di lavoro e fornendo al territorio sandonatese un supporto notevole per lo sviluppo civile ed economico;

-Franco Campolongo, ultimo erede della famiglia a fregiarsi del titolo di barone di San Donato, che nel corso di anni si impegnò a propagandare fra i giovani sandonatesi l’amore per la pratica sportiva, attività per la quale organizzò varie competizioni di cui scrisse su quotidiani nazionali, azioni tutte che diedero lustro al paese.

-Raffaele Bisignani, che impiegò molto del suo tempo in ricerche su San Donato, i cui risultati vennero resi pubblici con molti opuscoli e libri;

-Vincenzo Monaco, insegnante, che pubblicò le ricerche sul paese natio, raccolte in un volume ove era illustrata la storia, gli usi i costumi e le tradizioni sandonatesi;

-Saverio Bisignani -ziu Semìnu, che si adoperò in molti settori della negoziazione per incrementare la piccola economia paesana, col commercio ed intermediazione di prodotti locali (in particolare castagne che comperava cùmu viniènu dò pèdi per affidarne la cernita a manodopera paesana). Fu imprenditore a tutto tondo e non tralasciò l’antica formula del baratto, nù cònu i gelàtu ppì nn’àscha i lìnnu.

A mia memoria non rammento altri meritevoli ad essere inseriti nel famedio, ma chiunque, fra i compaesani, può collaborare per colmare dimenticanze od omissioni.

Agosto 2024

MINÙCCIU

 

 

 

 

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2 commenti

    • FIORINO il 9 Agosto 2024 alle 6 h 26 min
    • Rispondi

    Caro Minuccio
    Ho letto ora la tua idea e ne sono rimasto affascinato.
    Ne parlerò con il sindaco che conosci bene e mi auguro che riusciremo a realizzare ciò che proponi .
    Grazie

    • Domenico il 9 Agosto 2024 alle 20 h 46 min
    • Rispondi

    Egregio Dottore,
    Era solo un’idea per tenere memoria dei sandonatesi che hanno avuto il pregio di amare il proprio paese. Speriamo venga accettata e migliorata rispetto la mia formulazione. Grazie per ciò che potrà fare e …buon lavoro.

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