Luigi Bisignani
Il Presepe.
Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma. Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono.
Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e piete preziose.
Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal signigificato della nascita di Gesù.
Dobbiamo il “nostro” presepe attuale a San Francesco d’Assisi, che nel 1224 decise di creare la prima Natività come era veramente descritta nella Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese di Greccio, era fatto di figure intagliate, paglia e animali veri.
Il messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e poveri.
La popolarità del presepe di San Francesco crebbe fino ad espandersi in tutto il mondo.
In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.
Gli animali
Si dice che allo scoccare della mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre, gli animali – in special modo gli animali nelle fattorie acquistino il meraviglioso ed inusuale dono della parola. Buoi, mucche, cavalli, maiali e polli iniziano a parlare tra di loro e si scambiano strani segreti sul genere umano, in particolar modo sui loro padroni. Ma non tentati di ascoltarli di nascosto! La leggenda dice che potrete attirare su di voi la sfortuna, la cecità o addirittura la morte se tenterete di spiarli!
La leggenda dell’Agrifoglio.
Un piccolo orfanello viveva presso alcuni pastori quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo.
Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di rami d’alloro per il neonato re.
Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si vergognò del suo dono e cominciò a piangere.
Allora Gesù Bambino toccò la corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò le lacrime dell’orfanello in bacche rosse.
La leggenda delle Palline di vetro
A Betlemme c’era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere.
Questo è il perché ogni anno sull’albero di Natale appendiamo le Palle colorate – per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.
La leggenda delle Campane di Natale
I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l’annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui.
Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò “Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!” e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoita dove giaceva il neonato Gesù.
La storia di Babbo Natale
L’uso di fare doni ai bambini in occasione del solstizio d’inverno c’è sempre stato. Ma nel passato i regali non li portava Babbo Natale. A portare i regali ai bambini ci pensavano gli elfi, gli angeli, le fate, i Rè Magi, Santa Lucia, Gesù Bambino, la Befana. La figura di Babbo Natale si ricollega a San Nicola di Mira e a Sanctus Nicolàus, che operava già nel Medioevo. Per diventare ciò che è attualmente, la leggenda e la storia di (Babbo Natale – San Nicola) dovette arrivare negli States al seguito degli immigrati olandesi e, infine, a New York trovò Clement Clark Moore, che nel 1822 scrisse per i suoi sei figli la poesia “A visitfrom St. Nicholas” in cui lo descriveva in vesti nuove.
Il successo fu immenso e lui, con i nomi di Santa Klaus, Father Christmas, Papa Noèl, Weithnachtsmann, diventò il più amato portatore di doni e regali.
Babbo Natale è vecchio con la sua lunga barba bianca ma giovane nel suo entusiasmo, complice e paterno. Il suo vestito rosso, ornato di pelliccia e il suo inconfondibile berretto, ricorda quello degli gnomi e anche lui porta un sacco (cornucopia). Babbo Natale saetta nel cielo su un carro volante pieno di regali e doni natalizi, ma poiché viene dal paese dei ghiacci, ha una slitta trainata da renne, mitica rappresentazione dell’inverno, in cui si sommano e si accavallano folletti, santi, dei e rè; è buono e tollerante. Non c’è carbone nel suo sacco e forse è proprio questo che spinge a diventar migliori. Entra misteriosamente dal camino o dalle finestre, provoca un pizzico di batticuore – quel tanto che ci vuole – lascia i regali, ammicca e se ne va.
San Nicola
Santa Claus deriva dal nome latino di San Nicola: Sanctus Nicolaus. Nella prima metà del IV secolo d.C. nella ricca città di Mira, in Asia Minore, viveva un vescovo davvero molto speciale, San Nicola, del quale, in mancanza di notizie storiche certe, si tramandano molte leggende. Scopri perchè le origini di Babbo Natale sono fondate anche sulla tradizione di San Nicola…
I Re Magi e il Natale in Spagna
I bambini della Spagna ricevono i regali quando ormai le festività natalizie sono terminate ed esattamente il 6 gennaio, la festa che noi chiamiamo dell’Epifania e in cui si festeggiano los Reyes magas, ovvero i Rè Magi.
Natale in Spagna.
Chi porta i regali in Russia?
Nelle lunghe notti invernali, i papa della Russia raccontano ai loro bambini questa storia… leggi le tradizioni e i racconti sui Babbo Natale in Russia
Santa Claus in Inghilterra
Anche in Inghilterra il Natale è una festa molto sentita. Babbo Natale è rappresentato secondo la tradizione, cioè come un dolce vecchietto dalla lunga barba bianca con addosso panni di un rosso vivido, bordati di pelliccia bianca. Santa Klaus in Inghilterra.
Natale in Svezia
Nel Natale in Svezia la tradizione vuole che a portare i regali ai bambini sia Santa Lucia, per saperne si più sul Natale in Svezia…
Babbo Natale in Australia
Non tutti trascorrono il Natale al freddo e al gelo, Babbo Natale in Australia arriva dal mare con il surf e non con la slitta trainata dalle renne. Per trascorrere le festa al caldo e al sole leggi sul Natale in Australia.
Pére Noèl, Babbo Natale in Francia
In lingua francese Babbo Natale ha il nome di «Pére Noèl» ed è raffigurato come un dolce vecchietto dalla soffice barba bianca e dal sorriso dolce che se ne va in giro appoggiandosi a un bastone fatato con al termine una stella brillante.
Le mamme in Francia raccontano questa storia ai loro bambini. Un tempo il crudele Erode mandò le sue truppe armate in giro per il regno col compito di uccidere tutti i bambini di età inferiore ai tré anni: tra questi ci sarebbe stato sicuramente anche il Bambin Gesù. Si racconta, Maria e Giuseppe, avvertiti dall’angelo Gabriele, si incamminarono verso l’Egitto a dorso del loro asinelio per fuggire a questo destino. Orbene, dopo una lunga giornata di cammino la cavalcatura era stanca e Maria scese al bordo della strada con in braccio il bambinello, mentre Giuseppe se ne andò a cercare una pozza d’acqua dove poter abbeverare l’animale.
La Madonna stava allattando il piccolo Gesù quando da lontano cominciò a sentire fischi e grida e il suolo rimbombare degli zoccoli dei cavalli. «I soldati di Erode!» esclamò spaventata e subito si diede a cercare un posto dove nascondersi. Si avvicinò a un cespuglio di rose e disse: «Roseto, pianta di rose, ti prega una mamma addolorata che teme per il suo bambino, fiorisci tutto così possiamo nasconderei tra i tuoi rami!». Ma la pianta di rose rispose: «Vai lontano da qui, i soldati non ti vedano vicino a me e rovinino la mia bellezza!». Allora la Madonna si avvicinò alla pianta che produce chiodi di garofano e la pregò: «Pianta dei chiodi di garofano, ti prega una mamma spa ventata per il destino del suo bambino, fiorisci, così possiamo nasconderei tra i tuoi rami!». Ma quella pianta non si curò di lei e disse: «Non vedi, ora sono impegnata: vai piuttosto da quel cespuglio di salvia che non ha altro da fare se non la carità!»
La Madonna allora si avvicinò alla pianta della salvia che senza nemmeno essere pregata, capendo l’incombenza del pericolo, fiorì tutta improvvisamente e infoltì i suoi rami con nuove foglie al punto che Maria e Gesù ne rimasero tutti coperti, invisibili a chiunque. Passarono infatti i soldati a cavallo senza scorgerli. Maria tremava però dalla paura che il Bambino si mettesse a piangere. Ma ancora una volta la pianta della salvia venne in loro soccorso: con le sue foglie e il suo profumo rassicurò Gesù addormentandolo. Dopo un po’ Giuseppe tornò dalla fonte e Maria rimontò in groppa al docile asinelio riprendendo tranquillamente il suo cammino.
Fu così da quel giorno la pianta delle rose ebbe spine e quella che produce i chiodi i garofano fiori dal profumo sgradevole. La salvia invece fu benedetta dalla Madonna e per questo ha mille proprietà curative, infatti un vecchio proverbio francese recita «chi si dimentica della salvia, non ama la Madonna».
In Francia la notte di Natale è chiamata anche la «notte dei miracoli», non solo per Pére Noèl e i suoi regali.
Si racconta infatti che alcuni minatori, decenni fa, assistettero per caso a uno spettacolo tremendo, mentre si attardavano a scavare una galleria durante la notte di Natale. Allo scoccare del dodicesimo rintocco, le rocce delle montagne, come gli scogli in fondo al mare, si aprirono d’un colpo, rivelando ai loro occhi immensi tesori nascosti al centro della terra. I minatori, invece di santificare la nascita del Bambin Gesù, si lasciarono ingannare dall’avidità e dalla cupidigia, tralasciando ogni preghiera e ogni atto di omaggio al figlio di Dio, e si addentrarono in quelle profondità. Subito le rocce si richiusero alle loro spalle, inghiottendoli per sempre.
C’è chi dice ancor oggi, nelle notti di luna piena, quando il vento tace, si sentono quei minatori gemere alla ricerca di una via d’uscita da quelle oscure profondità.
Si crede infine che, allo scoccare della mezzanotte della notte santa, gli animali della fattoria acquistino il fantastico dono della parola. Maiali, cavalli, buoi, pecore, tutti possono parlare tra loro la nostra lingua e così scambiarsi preziosi segreti sugli esseri umani e sui loro errori. Sarebbe proprio curioso ascoltare i loro discorsi, ma guai a chi si trova a origliare dietro le porte delle stalle o dei pollai! Può diventare sordo o addirittura morire.
3 re Magi, la cometa e i doni
Come tutte le tradizioni religiose di questo periodo anche quella dei Magi è avvolta di grandi misteri. Noi siamo abituati a chiamarli “Re”, ma in altre culture sono chiamati “Uomini saggi“, infatti di loro si ritiene che fossero uomini di alto lignaggio, che potevano permettersi ricchi doni, ma che non fossero davvero re, quanto degli studiosi, capaci di decifrare messaggi astrali di pianeti e congiunzioni. E’ da questa loro capacità quasi magica, di interpretare gli astri e la loro simbologia, che viene l’appellativo di Magi (maghi).
A guidarli sembra non fu una stella (e nemmeno una cometa) semplice da seguire, ma, si pensa, piuttosto delle congiunzioni planetarie che si susseguirono e alle quali era possibile attribuire dei significati.
Ad esempio si pensa che quello che i Magi osservarono fosse forse un allineamento Giove Saturno in Pesci. Giove simbolo della “regalità”. Saturno simbolo della “giustizia”. La costellazione dei Pesci era il simbolo della “casa di Davide” e quindi di Israele. La congiunzione era inoltre inizialmente visibile ad oriente, dove sorge il Sole e quindi dove nasce la luce. L’avvenimento poteva allora essere interpretato come: Un nuovo Re di giustizia sta nascendo in Israele. Tuttavia astronomi e studiosi non convergono su una spiegazione univoca circa la stella che guidò i Magi. Molti affermano che l’avvenimento astronomico che annunciò la nascita di Gesù era totalmente miracoloso e irreplicato, dunque è inutile cercare di dargli una spiegazione scientifica.
Siamo abituati a pensare ai re Magi come a 3, ma 3 è verosimilmente un numero simbolico, in certe tradizioni sono 12, in altre 4, ma uno arrivò più tardi, in altre 2. Il numero 3 è intanto un numero con valenza sacra, inoltre ci permette di vedere in loro più etnie (caucasica, nera e indiana), più età (giovane, matura e anziana), diversi credo religiosi.
Anche i nomi dei re Magi fanno parte della tradizione popolare e non sono i loro veri nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
Essi portarono in dono l‘oro, il simbolo dell’essenza divina di Gesù, il Cristo re dell’universo, l’incenso, erba che veniva bruciata nei riti sacri e di culto, in questo caso celebrava l’adorazione per Gesù, ma ne sottolineava anche la caratteristica di Cristo-Sacerdote, cioè di tramite fra il Padre e gli uomini. E infine la mirra, una resina amara estratta da un albero, utilizzata negli unguenti per le cerimonie sacre dei morti, che sembra anticipare il sacrificio della passione e morte di Gesù.
Sapete che le reliquie dei Magi sono conservate nel Duomo di Colonia in Germania?
La Befana
La tradizione della Befana sembra essere molto più circoscritta ai paesi di lingua italiana. Befana è una storpiatura della parola Epifania. Comunque la vecchina ha a che vedere con i nostri Re Magi.
Ci sono molte legende che raccontano la Befana, molte antiche, molte nuove e inventate, tutte molto belle.
Quella più antica racconta che la Befana era una vecchina a cui i Re Magi chiesero indicazioni durante il loro viaggio verso Gesù. Fu da questi invitata ad unirsi a loro per portare doni al neonato re bambino, ma, nonostante le insistenze, la vecchia donna, non li seguì. Una volta partiti e giunta la notte si pentì di non aver almeno lasciato loro un dono da recare al bambinello, così si mise a vagare con un cesto di dolci e a lasciarne in tutte le case dove abitavano bambini, nella speranza di poterne così fare dono a Gesù bambino. E così tutti gli anni, nella stessa notte, tra il 5 e il 6 gennaio la befana vaga lasciando doni e dolciumi ai bambini per farsi perdonare.
Vi è una storia molto carina scritta da un parroco, che vi invito a leggere integralmente qui, che forse è la mia preferita: riguarda sempre l’incontro dei magi con una vecchia, che però era nota per essere avara e collerica, ma quando conobbe la gentilezza e affabilità dei magi, nonostante non ne volesse sapere di seguirli per cercare Gesù, quando le chiesero se volesse mandare un dono a Gesù, in un impeto di generosità riempì una calza di lana fatta a mano di dolcetti. Nel tempo diventata sempre più vecchia e malandata, si era addolcita e confezionava delle calde calze di lana che regalava con dei dolcetti, traendone grande piacere. Nel frattempo Gesù cresceva e tutti ne parlavano e lei capì che era lui, il salvatore, che aveva mancato di incontrare. Rammaricata di questo pregava tutte le sere chiedendo perdono. Una notte, quando ormai aveva più di 100 anni, Gesù le apparve in sogno e le disse che era perdonata e aggiunse: “Il regalo che tu non sei venuta a portarmi quando ero bambino ora lo porterai a tutti i bambini da parte mia. Volerai da ogni capo all’altro della terra sulla tua scopa di paglia e porterai una calza piena di caramelle e di regali” così proprio il giorno in cui avrebbe dovuto consegnare il dono dolce a Gesù, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, porta i doni ai bambini.
Ma c’e’ una interpretazione che affonda le radici nella tradizione popolare e contadina lontanissima. La Befana è simbolo della fecondità della terra che in inverno ormai a riposo e nel momento della vecchiaia distribuisce i doni che poi in primavera renderanno la terra rigogliosa e ricca.
Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. La notte del 6 gennaio, infatti, Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova. Prima di perire però, la Befana promise di ritornare…
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Grazie