Luigi Bisignani
A frittulata aru paisi…Viniti ….Viniti !!!
Tempi duri per il maiale……..!
Nelle campagne della nostra Calabria non c’è famiglia che non abbia un maiale che, accudito con cura durate tutto il periodo estivo ed autunnale, viene sacrificato alla fine di gennaio durante un rituale che prevede la riunione di parenti ed amici per la“frittuliata”.
Per questa occasione s’organizza ara Siddrata “A frittulata” tutta la cittadinanza é invitata.
Questa terza edizione si fa grazie alla perseveranza e l’amore di promuovere una vecchia tradizione “a Frittulata” a Mariucciu Bisignani(i Limminu),Luigi Todaro, Pascali i Forti e Vicienzu i Calivinu.
Quando l’elettricità non aveva ancora raggiunto tutti i casolari il rituale inerente alla morte “ du porcu” iniziava ancora prima dell’alba con la legna accesa “sutta à cavudara” per riscaldare l’acqua che serviva per depilare il maiale dopo averlo ammazzato.
Oggi il rituale della uccisione di un maiale prevede le comodità dei nostri tempi, ma “la frittulata” ha ancora la valenza dell’amicizia, infatti sono gli amici più cari a sedere attorno alla tavola dove verranno serviti “ maccarruni cu ‘u sucu ‘i carni ‘i puorcu “ e ” ‘i frittuli” insieme al buon vino rosso in genere prodotto dal padrone del maiale.
Le donne provvedono a preparare la pasta che tagliata in bastoncini arrotolano attorno ad un ferro di calza mentre in un pentolone bolle la passata di pomodoro insieme alla carne di maiale e gli uomini provvedono ad insaccare la carne del maiale tagliata a punta di coltello.
Quando “i frittuli” ossia la cotenna tagliata a pezzi, le coste, parti del collo,della guancia, lingua, muso,orecchie ed altri parte meno nobili del maiale, cotte nel grasso del maiale, sono pronte per essere gustate,
i “ maccarruni “ vengono cotti, quindi conditi con il sugo insaporito dalla carne di maiale , dal peperoncino rosso, da una abbondante manciata di ricotta salata e quindi tutti a tavola a mangiare “maccaruni e frittuli” .
Poi gli uomini riprendono ad insaccare “‘a carni du porcu” e sono pronti “savuzizza e supressata” mentre i rimasugli di carne e sugna , cioè quanto rimane sul fondo del pentolone dove sono state messe a bollire “i frittuli”, spento il fuoco, si solidifica e prende il nome di “curcuci” che, durante l’inverno, tagliato a pezzetti, servirà ad insaporire le uova fritte o le pizze rustiche.
Un tempo “ a frittulata” si concludeva con la “ strina” canto accompagnato dal suono della fisarmonica che era un ringraziamento canoro al padrone di casa ed augurio a rivedersi il prossimo anno