Luigi Bisignani : Nicola Zaccato c’invia e pubblichiamo con molto piacere.
Una fantastica avventura sul Monte Bianco a 4810 mt. slm.
attraverso la via normale Francese.
Denis Urubko e Nicola Zaccato – 21/09/2015
Il 18 settembre 2015 finalmente è arrivato il giorno tanto atteso! Io, Denis e Anton siamo partiti da Bergamo molto presto alle quattro del mattino, per raggiungere Chamonix 1030 mt., dove ad attenderci c’era un gruppo di scuola alpina venuto dalla Polonia per scalare il Monte Bianco.
Alle 7,30 prendiamo la funivia, che ci porta su; il trenino a cremagliera per il Nid d’Aigle è fuori servizio e quindi partiamo da quota 1700 mt. con zaini a spalla molto pesanti, seguiamo un sentiero che a un certo punto incrocia la caratteristica ferrovia a cremagliera e dopo aver seguito la ferrovia per raggiungere Nid d’Aigle a 2380 mt. imbocchiamo un sentiero sulla sinistra. E nonostante una pioggia persistente proseguiamo il nostro cammino, immersi nella nebbia, per arrivare alla nostra meta il rifugio Tete Rousse a quota 3167 mt. .
Sono le 12,45 e io ed Anton ci dirigiamo al rifugio per rifocillarci un po’, mentre Denis prosegue per arrivare ad una radura e montare la tenda per la notte .
Una lunga notte per me, non riuscivo a prendere sonno per il freddo e quando volevo bere un poco d’acqua non era possibile perché l’acqua era completamente ghiacciata .
Il giorno dopo era il 19 settembre quando Denis e Anton partono, di buon mattino per salire in vetta sul Monte Bianco perché Anton dopo doveva rientrare in Russia, io rimango alla tenda per acclimatazione e fare qualche giro con i ramponi.
Denis e Anton arrivano al campo base nel primo pomeriggio ; Anton si prepara lo zaino e si mette subito in cammino per il ritorno .
Dopo un po’ inizia a nevicare intensamente e durante la notte smette di nevicare e inizia un vento forte che scuoteva la tenda .
Il giorno dopo, il 20 settembre, ci prepariamo per la partenza: la nostra meta il rifugio Gouter a quota 3863 slm., indossiamo i ramponi , imbraco e casco.
Nella spedizione siamo in tre: io, Denis e Peter alpinista polacco.
Si parte con un vento molto fastidioso e con la neve fresca caduta nella notte. Il nostro incedere era lento e faticoso; il vento copriva subito le nostre orme ; io che ero il terzo avrei potuto beneficiare delle orme sulla neve ma il vento in modo istantaneo le copriva ; inizia la salita in cordata e attraversiamo un tratto pericoloso: un canale dove dall’alto potevano cadere sassi, acceleriamo il passo per rimanere il meno possibile in quella situazione di imminente pericolo .
Dopo poco incominciamo a salire in modo repentino; saliamo su una parete interminabile dove nei tratti più difficile è montata una ferrata che ci aiuta ad arrampicarci. Denis mi raccomanda di salire con le gambe usando le braccia solo per equilibrio ma io, purtroppo, faccio il contrario perché non sono un arrampicatore di parete.
Ad un certo punto sopra di noi il rifugio Gouter e dopo un ultimo sforzo arriviamo a destinazione siamo a quota 3863 slm.
Un tè caldo e una ricca colazione a base di carboidrati, zuccheri e cibi ricchi di vitamine ci hanno tirato un po’ su .
Dopo circa 2 ore Denis ci ha sollecitato per risalire almeno di 300 mt. per poter lavorare in quota ed acclimatarci.
Io e Peter, nonostante la stanchezza siamo scesi ad attrezzarci con tutta l’attrezzatura indispensabile per la giornata di domani.
L’indomani il giorno della verità; le mie preoccupazione sono tante: il difficile adattamento a quella quota con i vari rischi connessi e soprattutto la particolare resistenza fisica a quella quota ed al freddo.
Selezionammo in modo accurato l’abbigliamento e giusto per fare un esempio: Denis ci ha consigliato di rinunciare agli occhiali perché non servono e quindi qualche grammo in meno nello zaino.
Finalmente il 21 settembre alle 2,30 suona la sveglia, è ora di avviarci.
Si parte con la luce dei frontalini attraversando neve e ghiaccio, Peter era capo cordata, io ero dietro di lui e Denis per ultimo .
D’avanti a noi poche cordate ci precedono, ed altre ci seguivano, la luce delle lampade frontali illuminava il percorso d’avanti a noi creando una fantastica scia luminosa e tutto appariva molto bello e suggestivo.
Il nostro passo era costante e quando improvvisamente si perdeva un po’ di quota sentivo la voce di Denis che urlava dicendo: “ Peter Go , Go, Go !!! “
Ad un certo punto sulla nostra sinistra intravedo delle pietre, eravamo arrivati al rifugio Dome du Gouter a 4306 mt. ; dopo aver ripreso la salita guardavamo d’avanti a noi la scia di alcuni frontalini con luce rossa: sembrava proprio un fantastico albero di Natale.
La preoccupazione era ancora tanta perché c’erano molti metri di dislivello da fare, credo che eravamo sui 4600 mt e le forze incominciavano a venir meno ma la volontà di arrivare in cima aumentava passo dopo passo.
Dopo un ultimo sforzo finale , arriviamo sulla cresta e alle 7,30 raggiungiamo il fantastico Monte Bianco a 4810 metri di quota.
Poche cordate ci hanno preceduto, il sole incomincia a illuminare la vetta, fa molto freddo e la temperatura è a – 17°, ci abbracciamo e per alcuni attimi mi sembra di sognare ad occhi aperti: presto mi accorgo che non è un film ma è la pura realtà ; felice e contento tolgo le mani dalla moffole per fare qualche foto dei filmati ma subito mi accorgo che le mani mi si stavano congelando .
Una giornata veramente eccezionale quasi perfetta però la sosta in vetta non può durare a lungo a causa della bassissima temperatura e del forte vento .
Dopo aver ammirato il paesaggio e con ultimo sguardo verso la Francia e poi verso la nostra bella l’Italia incominciamo la discesa.
Più giù incontriamo il gruppo della scuola alpina Polacca baci e abbracciano e poi tanti complimenti, felici e sempre più soddisfatti riprendiamo la discesa ed alle 10,00 eravamo di nuovo al rifugio Gouter.
Dopo esserci rifocillati e riposati per qualche ora incominciamo la discesa verso il rifugio Tete Rouse dove c’era ancora la nostra tenda .
Smontata la tenda e caricato tutto negli zaini ci avviamo verso il Nid d’Aigle e poco più sotto alla partenza del trenino a cremagliera ricompattiamo tutto il gruppo.
Questa volta la ferrovia è funzionante e quindi incominciamo la discesa molto panoramica dopo in coincidenza con la funivia arriviamo a Chamonix alle 18,00 di sera.
Il viaggio continua con l’ultimo tratto in auto e dopo aver dato con lo sguardo un ultimo saluto alla Francia, arriviamo a Bergamo dove si conclude questa meravigliosa avventura di montagna.
Nel rivedere le foto e i filmati, non riesco a frenare qualche lacrima di commozione. Non è stato facile ma la voglia di avventura che mi porto dentro mi ha spinto a provare questa fantastica avventura sul “Tetto d’Europa”.
© Nicola Zaccato