LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE

Luigi Bisignani

Stefania Todaro ci scrisse nel  2011, come trovo questa storia veramente bella e reale ve la voglio regalare…

Voglio raccontarvi una storia……una di quelle storie che rappresentavano la vita quotidiana di tanti sandonatesi di altri tempi:
LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE !!
Premetto che sono nata nel 1972, ma la mia infanzia è trascorsa come una persona di altri tempi.
Sono cresciuta in una casetta immersa nel verde delle campagne sandonatesi. La mattina mi svegliavo al canto del gallo.
Fin dall’età di sei anni, dopo la scuola, avevo degli hobbies diversi da quelli degli altri bambini; infatti mi dedicavo alla cura della casa, cucinavo, accudivo gli animali domestici, facevo compagnia alla mia nonnina non più autosufficiente. La cosa che adoravo di più, però, era andare con i miei genitori a raccogliere i vari prodotti, utili al sostentamento della famiglia: le olive, l’uva, la frutta di stagione e, in particolare, adoravo andare a raccogliere le castagne!
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Quando riuscivo ad avere il permesso da mio padre di andare con loro in montagna ( non era proprio una passeggiata ma si trattava di molti chilometri) ero la bambina più felice del mondo!
Si partiva presto al mattino, quando ancora era buio (ovviamente avevo il permesso solo la domenica perché negli altri giorni c’era la scuola).
Ed  a questo punto devo aprire una parentesi per parlare dell’unico mezzo di trasporto utilizzato a quei tempi in famiglia; si trattava di un simpaticissimo personaggio che tanti sandonatesi possedevano e che ora possiamo vedere solo in tv o in qualche sagra paesana; sto parlando  “du ciucciu” (l’asino).

clip_image003[7]Mi sono sempre chiesta cosa pensasse questo dolcissimo animale dei lavori pesanti che lo aspettavano tutti i giorni e che faceva con tranquillità e quasi rassegnazione, senza stancarsi mai.
Noi abbiamo avuto diversi esemplari di asini, quello che mi ricordo di più era un asino davvero tranquillo, che ci permetteva di salirgli in groppa e ci risparmiava davvero tanta strada a piedi.
Facevano a turno mio padre e mia madre, ma io avevo sempre il trattamento migliore perché stavo sempre in groppa, lungo la strada che ci portava in montagna a raccogliere le castagne.
Si arrivava in montagna quando era quasi giorno; si iniziava subito a raccogliere le castagne, visto che il mio papà, già alcune settimane prima, aveva provveduto a liberare gli alberi da tutte le sterpaglie del sottobosco.
Nonostante facesse abbastanza freddo, mi ricordo che era bellissimo raccogliere le castagne da terra e metterle nel paniere, stando attenti a schivare i ricci. Facevamo a gara con mamma a chi riempiva per prima il paniere.
Verso le nove ero obbligata a fermarmi per consumare un po’ di pane e soppressata ( tutto rigorosamente fatto in casa) oppure un pezzo di buonissima “inchiusa”, ripiena o di bietole e peperoni “cruaschi” oppure di una salsa fatta con cipolle fritte.
Ho sempre ammirato mio padre e mia madre, instancabili “faticatori”, che di questa sosta non sentivano il bisogno e continuavano la loro raccolta fino a mezzogiorno quando i morsi della fame decidevano, per loro, che era il caso di fermarsi. Allora tutti e tre consumavamo il nostro pranzo fatto di un buon pollo o coniglio nostrano fritto, oppure di una buona frittata con patate e salame, tutto accompagnato con del buon vino e pane fatto in casa.
Mentre si raccoglievano le castagne, molto spesso, si aggiungeva la raccolta di funghi che trovavamo nascosti sotto le foglie ad esempio: le “monaceddre” ( i porcini), i “vavusi” (funghi di pino), i voiti, oppure alcuni funghi di cui non ricordo il nome, che trovavamo attaccati alla corteccia dei castagni e che adoravo tantissimo.Quando riuscivo a trovare dei funghi ero felice. A volte mi imbattevo in alcuni velenosi “i startiparienti” e mia mamma me li faceva subito buttare via, costringendomi a lavare le mani.
E a proposito dell’acqua…. quella potabile dovevamo portarcela dietro da casa nelle borracce e, anche li, bisognava stare attenti e farsela bastare tutta la giornata.A  volte succedeva che alcune giornate non erano delle migliori dal punto di vista meteorologico e ci scappava qualche temporale, allora erano dolori!Eravamo attrezzati con ombrelli e impermeabili ma non sempre bastavano, anche perché i miei genitori, dopo essere sicuri che io fossi al riparo dal temporale, erano capaci di continuare a raccogliere le castagne con tutta la pioggia, che veniva giù, incessante.
Comunque nelle giornate molto piovose la raccolta era minore e si tornava a casa prima. Quando invece il tempo era favorevole si era felici perché la raccolta era abbondante.Nel tardo pomeriggio si caricava il povero asino, ai limiti del possibile, e al ritorno toccava farsela a piedi; non ricordo, però, di essermi mai lamentata di questa lunga camminata anche perché era tutta in discesa!Si arrivava a casa che era già buio e si scaricava l’asino dai sacchi pieni di castagne, che venivano lasciati a portata di mano perché la giornata non era ancora finita!Infatti dopo aver consumato una cena veloce ( di solito un  buon piatto di pasta), toccava a tutta la famiglia sedersi, al caldo, vicino al caminetto e con “ u cistiaddru” sopra una sedia si doveva fare la scelta delle castagne. Quelle più grandi e senza “buchetti” andavano separate e messe in ammollo per circa quarantotto ore, in delle tinozze e venivano poi vendute ai compratori, al miglior prezzo. Mentre quelle più piccole o non troppo buone, venivano fatte seccare e date poi ai maiali durante l’inverno.
Si cercava di stare svegli raccontando storie passate oppure si parlava di quello che era avvenuto in paese in quel periodo. Non ricordo a che ora andassero a dormire i miei perché io dovevo andare a letto subito dopo “u cumunicatu” (il telegiornale), perché il giorno dopo dovevo andare a scuola!Sicuramente erano giornate molto pesanti ma ricordo di averle affrontate sempre con il sorriso e con tanta felicità per la vita che conducevo.
Devo dire che a distanza di anni ho molta nostalgia di quelle giornate trascorse in montagna a raccogliere le castagne! Anche se sono ritornata, ultimamente, negli stessi luoghi, non sono più riuscita a rivivere la stessa magia di allora…….forse perché siamo diventati schiavi della tecnologia, che avrà sicuramente reso la vita più semplice, ma ci ha fatto perdere la gioia per le cose semplici: una passeggiata a piedi o in groppa ad un asinello, la gioia di riempire un paniere di castagne a mani nude…..

L’iniziativa della sagra delle castagne a San Donato, secondo me, è davvero un’occasione per riportare alla mente tante tradizioni di un tempo e rappresenta un contributo lodevole affinché queste tradizioni continuino ad esistere.

                                                                                                                        Stefania Todaro 2011

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