UN LUOGO CARO UN LUOGO BELLO

Inviato da Giovanni Benincasa

IN GIRO PER LA NOSTRA PROVINCIA

(MA NELLA MENTE SEMPRE IL NOSTRO SAN DONATO)

 Questa è la seconda estate che mi vede stanziale nella nostra provincia, senza l’assillo di dover chiudere baracca e ripartire. Quindi, mi sono potuto dedicare meglio alla riscoperta del nostro territorio visitando diverse nostre comunità, partecipando a sagre paesane e per fino ad una piccola escursione nei boschi del nostro “amato e mal’ amato” San Donato. Durante questo mio peregrinare mi sono imbattuto: nelle solite lagnanze dei nostri paesani, tra cui la più clamorosa e per me anche odiosa “San Donato è morto” forse come municipalità; oppure nella magnifica sfilata in costumi d’ epoca a San Marco Argentano, nel corso della sagra del cinchiale e qui un plauso alla comunità che ha partecipato attivamente; oppure ancora alla sagra del fritto (ovviamente pesce) a Villapiana Lido ove tra l’altro ho trovato in vendita i libri a chili, si ho potuto comprare libri a peso (1 kg 5 €) e buona parte di questi parla della nostra provincia. Uno in particolare ha catalizzato la mia attenzione per il suo titolo insolito: FISSIANNU FISSIANNU. È scritto da personaggio cosentino a cui piace evidenziare i comportamenti della gente nostrana. Di quanto ho letto su questo libro dal titolo inusuale in particolare mi è rimasto impresso un brano di cui voglio far partecipi i nostri eventuali lettori e siccome su una delle ultime pagine vi è riprodotta la dicitura, “ Si consentono la riproduzione parziale e totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica, purchè non a scopi commerciali e a condizioni che questa dicitura venga riprodotta”,  propongo di seguito l’interessante brano.        

 UN LUOGO CARO UN LUOGO BELLO

FISSIANNU FISSIANNU

           (ma poi neanche troppo)

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        “””””Camigliatello, Camigliatello, sei della Sila un luogo caro e un luogo bello”…. Il coro va avanti per tutti i 30 minuti dell’ultima parte del viaggio di 10 ore dalla Toscana…. fra un palummo e l’altro, visto che le mie giovini figliole non sono abituate alle curve della SS 18… Io mi sento veramente contento solo in questo momento, quando parte quel coro familiare….. le mie vacanze cominciano veramente lì.
 Per quanto, infatti, non siamo partiti con la valigia di cartone legata con lo spago e per quanto molti di noi sono convinti che la scelta che hanno fatto sia quella migliore per la loro vita, noi cosentini lontani da casa viviamo con la nostalgia, compà Altafini direbbe la “saudaji”, della nostra terra. È una nostalgia strana, un po’ falsa, che ti fa dimenticare il negativo della tua terra e te la fa idealizzare. Mi capita, ogni volta che “scendo” con la mia famiglia d’estate di fare i soliti viaggi della speranza; ogni anno dico a mia moglie: “Basta, l’anno prossimo in aereo… sfruttamula sa Raineir”, ma poi l’estate successiva mi dico che non è possibile che sia peggio dell’anno prima… e ogni anno ci ‘ncappo.
 Insomma si arriva ara Sila per la vacanza estiva e come dicevo prima, si arriva avendo in testa non la realtà, ma un mondo ideale; da qualche anno, vista anche la brevità delle mie ferie, per ritornare con i piedi per terra ho deciso che nel primo giorno  di permanenza, faccio un giro per le attività commerciali e simili di Camigliatello che ha il fantastico risultato di sbattermi in faccia la realtà nuda e cruda… di seguito si trova un reso conto abbastanza romanzato, ma sostanzialmente vero, del mio primo giorno di ferie in Sila nell’Agosto di ogni anno.

 “Suarma sé pigliata i picciriddre, muglierma è tranquilla ntru giardinu…  Mammareddra ovviamente cucina ppe ru figlicieddru, Paparuzzu è iutu a fa a spisa ppe ru figlicieddru… u sa chi fazzu? Nu bellu giru ppe Camigliatello, vai truavu l’amici”.

La casa dove abitiamo a Camigliatello è un po’ fuori dal  centro … verso i Forgitelle per chi conosce la zona, quindi passato il ponte sulla ferrovia inizia la passeggiata sul corso  e inizia proprio dalla ferrovia, con un colloquio con il capostazione (o almeno credo, tena ru cappieddru).

Micheluzzu: Buongiorno, tutt’apposto?

Capostazione: Unni lamentamu

Micheluzzu: Na domanda: il treno a vapore, quello caratteristico che arriva a Croce di Magara quannu c’è?

Capostazione: Eh mi sa ca ci vonnu nu paru d’anni

Micheluzzu: Nu paru d’anni?

Capostazione: Eh si, s’è ruttu nu piazzu e unn’avimu i sordi ppe ru cangià.

Micheluzzu: Ma quanto costerà mai? E soprattutto era na bella cosa, trenino sempre pieno di turisti, una delle cose più caratteristiche…

Capostazione: Eh, ma tu chinni sa? Na fatica ogni bota. E stacca i biglietti, e parra curi forastieri e controlla i biglietti e chiri ca ti vonnu fa i fotografie… u sa chi ti dico? È miagliu ca unnu riparanu su trenu, almeno l’estate ma duarmu”.

 Vabbù, un c’è u treno… ari picciriddre i portamu aru Cecita cura machina… iamu vidimu ancunu negozio… ah, guarda, sul corso c’è sempre lo stesso negozio con il signore, anziano, seduto fuori… negozio vuoto, sempre; sembra uno di quei negozietti degli anni 60… vediamo se la reazione è sempre la stessa:

 Micheluzzo: Buongiorno, posso?

Negoziante (un po’ scocciato di doversi alzare): Prego

 Mi metto a guardare gli articoli esposti(semp’i stessi cosi, sulu a purvara aumenta) in attesa della fatidica domanda  che non tarda ad arrivare:

Negoziante: Chi buliti?

Micheluzzo: No, niente in particolare, stavo dando un’occhiata.

Negoziante: Eh si io mi azu da seggia, ti fazzu trasa, mi mintu cà e t’aspiettu e tu vu da n’occhiata. E ca mo si trasa ntri negozi ppe dà n’occhiata? Unu trasa quannu vò cumprà, cumpra e sinni và… e unn’è ca iu signu ca ppe ti fa nu piacire.  Si vo cumprà, statti, sinnò bavatinne e ummi fa perda tiempu.

 Bene, niente cambia in fondo di anno in anno… anzi la reazione si velocizza; esco veloce dal negozietto evitando qualsiasi polemica e mi dirigo verso la pasticceria/rosticceria locale: il compleanno di mia figlia è il 13 Agosto, dobbiamo organizzare una festicciola e mi sicca fa cucinà a Mamma… crocchette, arancini, rustici, mignon e na Torta… iamu prenotamu.

 Micheluzzu: Volevo prenotare per un rinfresco

Pasticciere: Chi?
Michelluzzo: Un compleanno… na torta, na pocu i mignon e ru salatu.

Pasticciere: Nooo, unni facimu

Micheluzzo: In che senso?

Pasticciere: A torta ta puazzu fa, i durci ti pigli chiri ca ci su, ma u salatu no.

Micheluzzo: Ma fuori c’è scritto Rosticceria

Pasticciere: Senta, m’hai minta a lavà i stampi di rustici, di l’arancini… na fatica ppe nu complenno sulu… china mu dicia ca pu n’arriva n’atru  ca mi chieda i stesse cose. E unni vala ra pena… vati addi chiru supa u corsu, chiru fa sulu salatu, magari iddru u po fare.

 Via via, uscire … quest’anno è anche peggio del solito; fra l’altro mi è pure venuta fame… quasi quasi na bella panina cu casicavaddru ma puazzu appoggià… iamu all’alimentari.

 Micheluzzu: Buongiorno Signò, è possibile avere un panino con caciocavallo?

Signora: Caciucavaddru un c’è problema, paninni sfusi unn’avimu, aviti i cumprà na confezione i dieci?

Micheluzzu: Ma come un pacchetto da dieci, io ne voglio uno.

Signora: E l’atri vi purtati ara casa e vi mangiati doppu.

Altro cliente (a me): Guardi avevo chiesto la stessa cosa anche io, potremmo fare a metà i dieci panini, così non li dobbiamo buttare.

Signora: Eh sì, e iu signu fissa… si i vuliti vi pigliati dieci panini a testa… sinnò niente.

 Non è cosa oggi, meglio tornare a casa… anzi, quasi quasi pago due bollette ara posta e mi ricuagliu… ari poste un c’è nessuno… ma proprio nessuno, mancu arriati u bancone.

 Micheluzzu: Buongiorno, è aperto?

Impiegata (dopo una ventina di secondi): Mo arrivo

Impiegata (dopo un’altra ventina di secondi): bollettini? Pisa? Ma unni putiati pagà ara casa vostra?

Micheluzzu: Eh signò, i giorni di partenza sono sempre un po’ pieni di cose da fare (ma guarda tu se mi devo giustificare… vabbù)… ah, pago con il Bancomat.

Impiegata: Eh si, ca simu a Pisa ca? U Bancomat è ruttu i nu paru i misi, sulu contanti.

Micheluzzu: Signò e non li ho i contanti, il bancomat sul corso ha esaurito i soldi… cumu fazzu?

Impiegata: Ormai l’operazione è iniziata, iati ara banca e faciti n’assegno circolare…. ma racoglitivi ntra dieci minuti ca pu chiudimu e ci vo ru Lune.

Dopo un po’ di trattative e vista l’imminente chiusura riesco a riprendere le mie bollette e me ne vado. Tè, ma a zia e ri nipotine… iamu aru parco? Si iamu, magari ni mangiamu nu bellu paninu cu sazizza ppe pranzu e iamu vidimu i lupi aru recinto…

 Arrivati al parco prima tappa al bar all’ingresso:

 Micheluzzu: Buongiorno, 4 panini cu sazizza, 3 duci e una iuschente.

Compare: Eh l’amu finita.

Micheluzzu: Quale, a duce o a iuschente?

Compare: Unn’ha capì, amu finita a sazizza.

Micheluzzu: Scusate, ma una macelleria c’è ca vicinu no? Unn’ha putiti cumprà… è ancora mienzuiuarnu, gente n’arriva sicuru chiu tardi.

Compare: ehhh, signu sulu e pu quantu mi custa i benzina… tu unnu sa quantu mi fannu pagà d’affitto… e cil’aiu e pagare puru e viernu… noni, oie amu chiusu a mienzuiuarnu… vulissiti nu gelatino confezionato? Tiegnu u Magnu dabbolciocc…

Micheluzzu: no, mi ricuagliu ara casa… anzi, ni fermamu a na pizzeria…

 E via, col le bambine affamate, verso una pizzeria del corso… un’ottima porcini e sazizza ne era venuta fuori.

 Micheluzzu: Buongiorno, avete posto per 4?

Cameriere: purtroppo no

Micheluzzu: Ma il locale è vuoto…

Cameriere: Abbiamo la convenzione con l’hotel di fronte

Micheluzzu: mi scusi, ma fuori c’è scritto Ristorante/Pizzeria… o mi sbaglio?

Cameriere: Senti, fora ci po essa scrittu chiru ca vu tu, ma nua tenimu a convenzione cu l’albergo. Vati trova n’atru ristorante e ummi fa perda tiempu.

 Ok, bene… la giornata è praticamente fatta… forse due cuddrurieddri, Mamma riesce ad addobbarli… nu spaghetto, na cotoletta… insomma dijunu u figliciaddru un ciu lassa…

 Questi eventi, che chiaramente non sono successi tutti lo stesso giorno e neanche lo stesso anno , sono reali e vissuti personalmente e non tramandati come leggenda metropolitana… chi conosce Camigliatello  e si fa un giro , magari riesce anche a capire di chi parlo… a fianco di questi, ovviamente, ci sono anche persone gentili e soprattutto una terra meravigliosa che vale sempre la pena di amare e vedere. A volte penso che queste meraviglie non ce le sappiamo meritare… a volte credo che potremmo e dovremmo fare di più per la nostra terra e non lo facciamo; spesso in queste storie,  ritrovo la ragione profonda del mio essere andato via. Ma poi basta un viaggio di ritorno, con la tristezza che si porta dentro e… tutto dimenticato, l’anno prossimo si ricomincia da capo.

                                                                                         Michele Passarelli

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3 commenti

    • un sandonatese il 12 Settembre 2013 alle 17 h 34 min
    • Rispondi

    CARO GIOVANNI E UNA AMARA REALTA MI VIENE DA RIDERE ,MA PUR TROPPO CE DA PIANCERE,SE SUCCEDE A CAMIGLIATELLO PENSA A SAN DONATO ,VAI AL FORNO DI PASAGGIO,GLI CHIEDI UNA PIZZA NO GLI CHIEDI NA RIGANATA NO LA DEVI PRONOTARE ED ALTRI PRODOTTI CHE PORTERESTI VOLENTIERI VIA ,TU GLI DICI MA CON TUTTI I TURISTI CHE CI SONO IN AGOSTO NON POTRESTI FARE QUALCOSA DI SCORTA TI SENTI RISPONDERE ,NON PUTIMU RISCHIA , MA QUESTO MI E SUCESSO ANCHE AI LAGHI DI SIBARI CON UNA COMITIVA DI AMICI SENPRAVA CHE IL RISTORATORE FACESSE UN FAVORE A NOI DARCI DA MANCIARE ,AL RIFUGIO DI PIANO LANZA UGUALE TI SENTI RISPONDERE TANTU SIMU PIENI CHI MINI FRICADI A MIA, NON SO SE QUESTO FA PARTE DEL NOSTRO DNA OPPURE CE ALTRO ,IL FATTO E CHE QUANDO SIAMO LONTANI DALLA NOSTRA REGGIONE SIAMO DIVERSI. ….QUANTO CAPITI IN UNA LOCALITA SPERDUTA DEL NORD COME TI VEDONO.TI FANNO QUASI L;INCHINO D,ACCOGLIENZA ……

      • giovanni il 12 Settembre 2013 alle 17 h 57 min
      • Rispondi

      Forse è una anomalia della nostra provincia. Quest’estate uno dei miei figli si è fatto un giro per la provincia di Reggio Calabria ed è capitato in un “paesino” di 48 anime, di quelli che difficilmente vedono turisti, ma dopo un iniziale sbigottimento lo hanno accolto e gli hanno mostrato le loro piccole ricchezze compreso un piccolo museo. Quando ho trovato questo brano mi si è palesata d’avanti una parte della realtà locale dei nostri d’intorni ed è per questo che ne ho proposto la pubblicazione sul nostro giornale. Ma… occhio a fare di tutte le erbe un fascio, per nostra e loro fortuna ci sono anche delle belle realtà.

    • un sandonatese il 13 Settembre 2013 alle 12 h 52 min
    • Rispondi

    per l’amor del cielo non mi permetterei dire che sono tutti uguali ,ma pero non devi aspettare la sagra per trovare i prodotti tipici ,oppure andare da barbieri ,anche se certi prodotti si possono trovare da maria in pizza sellata ,o da innocenzo al macello ,volevo specificare che ci vorebbe piu’ spirito commerciale ,per una pizza che ti resta ai perso 10centesimi di farina,al contrario ai perso un incasso di 5 euro ,d ‘altra parte non e giusto giudicarli ….

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