La Redazione & Minucciu
Ninaia
Ricordate brevemente le vicende delle popolazioni che ci hanno preceduto, stabili sulle terre che si estendono dai contrafforti del Cozzo Pellegrino fino alla piana, alle quali possiamo, a buon diritto, far affondare le nostre radici di sandonatesi, torniamo all’argomento per il quale questa ricerca è stata intrapresa.
Mi riferisco all’insediarsi ed al formarsi di quella comunità che, con la “cristianizzazione” della Calabria, dopo secoli ha mutato l’antico nome di Ninaia, dedicando l’abitato e le relative terre a San Donato martire, vescovo di Arezzo. Non resterà estranea alla ricerca anche l’ubicazione del primo insediamento, i successivi spostamenti e soprattutto, il suo legame con nome Ninea, successivamente associato a quello del Santo, con decreto del 18 febbraio1864 a firma di Vittorio Emanuele II.
L’aggiunta fu deliberata su sollecitazione e richiesta del Governo del neonato stato unitario, il quale, avendo la necessità di porre ordine fra le omonimie di parecchi centri abitati della penisola, inviò a vari comuni italiani, richiesta di aggiungere un nome distintivo a quello gia esistente. Il Consiglio comunale di San Donato, nella seduta del 27 dicembre 1863, deliberò di aggiungere al toponimo dedicato al Santo, il nome Ninea. Da quel che i nostri vecchi hanno tramandato, pare che la decisione sia stata assunta in forza di una trasmissione di memoria storica risalente ad antichi scritti di geografi greci, nei quali era tramandata l’esistenza di un insediamento che, dalle distanze e dalle coordinate geografiche descritte, indicava in Ninea il nucleo abitato ricompresso in quel territorio che, nei secoli successivi, sarà noto come “terre di San Donato”.
Verificheremo, per quanto è possibile, quali siano state le fonti storiche in base alle cui risultanze i consiglieri comunali dell’epoca hanno orientato la scelta del nome da aggiungere al toponimo esistente da secoli.
E’ di Ecatèo di Mileto (550-476 a.C.) il primo e più richiamato riferimento all’antica Ninea, che gli storici fanno risalire agli scritti ove cita “Ninaia”, antica città fondata dagli Enotri, che la tradizione localizza nel territorio sandonatese. Scrive, l’antico geografo, nel testo riportato da Strabone: “Ninaia polis Oinwtrwn en th mesogeia” (Ninea città nel centro del territorio degli Enotri) tratto dal volume Hecataei Milesii fragmenta del dr. Henri Klausen, edito nel 1831. Altra annotazione, nel testo riportato da Stefano bizantino, si ricava dal libro Ecateo di Mileto -Testimonianze e frammenti, “Ninaia polis Oinwtrwn en th mesogeia. Ecataos Eurwph to eqnicon Ninaios h Ninaieus (Ninea: città nel centro del territorio degli Enotri. Ecateo la cita in Europa. L’aggettivo etnico è Nineo oppure Nineeo). Da questo e su questo frammento dell’opera di Ecateo, trae origine e si fonda tutta la storiografia che riguarda, fra altri, anche il nostro paese
Secondo Erodoto, Ecatèo era prosatore, storico e geografo, autore, fra altre opere di carattere antologico, di una rappresentazione del mondo allora conosciuto, comprendente l’area nordafricana, mediterranea ed eurasiatica. Di Ecatèo sono pervenuti pochi frammenti del “Perigeo” (giro della terra) o “Periegesi”, opera grammatico-storico-geografica del IV secolo, in due tomi, Europa ed Asia, con descrizione dei luoghi visitati.
Nel volume “Hesperìa- Studi sulla grecità dell’Occidente” a cura di Lorenzo Braccesi, la storica Lucia Ronconi scrive: ”Stefano conserva citazioni, attribuite ad Ecateo, di città definite polis di Enotri. Queste sono nove in tutto- Arinthe, Artemission, Erimon, Ixias, Menekine, Kossa, Kyterion, Malanios, Ninaia, sempre espressamente localizzate nell’entroterra (mesogeia), unica caratteristica segnalata dalla fonte”.
Ci pare di capire che Ecatèo localizza dette città nell’interno, senza altra indicazione che ne possa far accertare l’esatta localizzazione. La studiosa sostiene che le identificazioni delle antiche “polis”, con gli abitati del tempo attuale, paiono accettabili e limitate ai casi di Mendicino (per Menenike), centro ubicato nell’alto bacino del Crati e San Donato Ninea, posto tra il bacino del Crati ed il Tirreno, (per Ninaia)
Diodoro siculo (80-20 a.C.) nativo di Agyrion, attuale Agira in provincia di Enna, è autore di una storia universale (la “Biblioteca historica” in 40 libri), risolta, come per altri scrittori, in una antologia di fonti, di opere di altri autori dell’antichità, quali Ecatèo di Mileto e di alcuni degli annalisti romani. A detto compendio è stata riconosciuta l’utilità di aver conservato e tramandato memorie di antichi testi, altrimenti perduti.
Strabone (60 a.C:-23 d.C.), nativo di Amasea in Cappadocia, oggi Turchia, viene ricordato e citato quale autore di una geografia in 17 libri, nella quale, ai libri V e VI descrive l’Italia. Ho consultato detta opera e
nei capitoli relativi a Lucania e Bruzia, cita solo le antiche città ubicate sui litorali. Quelle delle zone interne, come doveva essere Ninaia, non sono menzionate.
Stefano di Bisanzio, (VI secolo d.C.) principe e grammatico con la passione della geografia, conosciuto anche come Stefano bizantino, ha redatto un lessico (dizionario) geografico in 50/60 volumi dal titolo Ethnikà, nella quale ha raccolto una massa enorme di dati geografici, stralciati da vari autori fra i quali, i più noti, Ecatèo di Mileto, Erodoto, Strabone, Pausania. Gli storici hanno giudicato approssimativa la sua conoscenza della geografia e confuse le etimologie da lui citate. Di un qualche valore sono state le informazioni geografico-mitologico-religiose sulla Grecia antica. Dell’opera originale sono rimasti pochi frammenti, riassunti nel De Administratio Imperio di Costantino Porfirogenito e nel De Tematibus. Gli storici riferiscono sulla esistenza di una epitome compilata da tale Ermolao e dedicata a Giustiniano.
Maggio 2013
Minucciu