La redazione & Elio Sperelli
il sole picchia forte sulla testa
Il juke box canta “e questo sapore strano che è fatto di libertà
mi dice che oggi qualcosa è cambiato in me”
un nodo mi stringe la gola ma non piango,
almeno non ora, non mi posso far vedere
loro ne soffrirebbero e io non voglio
non ho dormito stanotte, ho pregato perché
l’alba non arrivasse, invece eccola qui,
pesi del destino, amaro, triste, riempiono il cofano
e privano della libertà di amare vivere condividere,
spore che si distaccano dal fiore agitato dal vento
della disperata necessità.
Occhi tristi, innocenti dietro lastre piangono solitari
la felicità di un gioco strozzato……
bandierina…. pumalè…..gelsi bianchi e rossi……
Altri, stanchi, abbottano lacrime che evadono dalla
prigione dello spirito inconsolabile……
non sento più il juke box….. qualcosa oggi è cambiato!
helios
14 commenti
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E si Elio molte cose sono cambiate…il tempo distrugge tutto nel suo passaggio e da noi sembra ancora più duro…buone vacanze a te…ciao
Luigi
Complimenti a Elio, emozioni che ho già provato!
Saluti da CATRINO
Complimenti di cuore a Elio, emozioni che gli anni 70 abbiamo provato un po tutti,lo sradicamento dal paese natio e la partenza!! Imbocca al
lupo e auguri.
Nel 1965 la malconcia “A3” era ancora di la da venire. Per andare a Cosenza, con la corriera della ditta Arena/Avolio di Fagnano Castello, il percorso era lungo. Lo feci per la prima volta il 30 settembre di quello stesso anno, fino alla stazione di Torano non mi voltai mai a guardare indietro. Andavo solo a studiare, ma in cuor mio sapevo che era il primo strappo con la realtà che fino ad allora mi aveva circondato e nella quale mi ero cullato e che non avevo mai pensato di dover lasciare. Nel mio cuore di ragazzo quel giorno si è manifestato un dolore strano, una sorta di incisione che iniziava ad aprire una di ferita altrettanto strana. Quella ferita ha continuato ad aprirsi l’anno successivo, quando in famiglia decidemmo che forse sarebbe stato più proficuo continuare gli studi a Roma e sono salito sulla corriera diretta a Belvedere Marittimo. Solo una volta giunti a S. Agata d’ Esaro alzai lo sguardo verso le montagne. La stessa ferita si è completamente lacerata con un dolore sordo quando la sera del 30 settembre di qualche anno ancor più tardi salii su un traghetto che da Civitavecchia mi portava a La Maddalena in Sardegna per l’arruolamento volontario nel personale della Marina Militare Italiana. Quella sera, di quell’ultimo giorno di settembre, senza ancora alcuna certezza, si era consumato il definitivo distacco da un luogo da cui non avevo pensato mai di potermi separare in modo così definitivo e per giunta su di un elemento a me perfettamente ignoto come il MARE.
Saluti!
Penso, che quasi tutti i cittadini di San Donato, hanno provato questa lacerazione intima nel lasciare il proprio paese è cercare fortuna altrove!
Catrino, non so cosa abbiano provato altri! Forse un distacco più traumatico del mio! Per quel che mi riguarda è un sentimento che si rinnova ancora oggi che sono costretto a fare il pendolare tra Taranto ed il centro della sibaritide. Da qualche anno sono assiduamente presente nel comune di residenza e vedendo il modo di agire sia delle persone comuni che di chi rappresenta le istituzioni locali, da quelle comunali passando per quelle provinciali e finendo alle regionali, spesso mi viene spontanea una domanda: perché sono tornato? E poi !!!! Con lo sguardo accarezzo i massicci della Sila e del Pollino e voltando ad oriente il MARE mi è vicino!
Saluti!
Grazie Luigi, Catrino, Giovanni, sono molto emozionato nello scrivere i vostri nomi e pensare che non siete solo dei soggetti virtuali, ma persone con cui condivido emozioni e sentimenti. Non a caso dico così, perchè quando penso a San Donato penso a una comunità che ha un comune denominatore, lo sradicamento dalle proprie origini. Io sono nato in Svizzera e costretto per motivi burocratici a trascorrere i primi sei anni di vita con i nonni e mia zia al paese, potete immaginare il doppio dolore dei miei genitori nell’essere costretti ad abbandonare, oltre che i loro stessi genitori, anche il loro figlio unico. Personalmente non sono i luoghi che mi mancano, ma quegli affetti, rapporti, esperienze comuni e generalmente unici, che si costituiscono all’interno di piccole comunità come la nostra. Il mio ricordo va agli occhi dei miei nonni e dei miei amici che brillavano di felicità al nostro arrivo e si gonfiavano di lacrime al momento dell’addio, a tutti noi, che una volta preso posto in treno ci stringevamo in una sorta di dolore silenzioso, consapevoli che nulla avrebbe potuto lenirlo, se non il nostro stesso amore.
Oggi le cose sono cambiate in questo senso, è vero, le distanze si sono accorciate, ma spesso ci rendiamo conto che anche il tempo si è molto accorciato.
Ecco perchè trovo emozionante e in qualche modo rivoluzionario quello che sta accadendo qui nel virtuale, perchè è come se la comunità si ricreasse, dopo anni di silenziosa e continua ricerca di sè stessa.
E’ bello esprimere i nostri sentimenti senza alcun timore o pudore, sono le esperienze comuni che legano le persone, anche se, come nel nostro caso, non si conoscono personalmente. Da linguista voglio fare un plauso particolare a Catrino per la sue poesie in lingua sandonatese, e con l’occasione abbraccio tutti i lettori del giornale!
Grazie ancora
Elio
Autore
ciao Elio
leggendo le tue parole é come se il mio obbiettivo principale é raggiunto….
quando ho creato il gruppo su facebbok,il portale sul paese ed ora questo piccolo giornale interattivo avevo un solo scopo :quello di creare questo “ponte gigante” che allaccia il mondo, per riunire e finalmente far discutere tra di loro tutti i sandonatesi sparsi nel mondo…era quasi utopico quando mi dicevo che con il net si possono ritrovare tanti paesani e creare quasi una piazza SELLATA virtuale…cosa fatta ora si deve pensare a confermarla con scambi di sentimenti come i tuoi ,di Giovanni ,Catrino e tanti tanti paesani che si trovano dapertutto…posso dirti caro Elio che la mia più grande soddisfazione e di far discutere tanti paesani su questa piazza virtuale…dare la possibilità ad amici,familiari sparsi nel mondo di ritrovarsi…
questa é la magia del net…profittiamo di questa grande scoperta…
facciamo rivivere questo amato paese
luigi
Caro Giovanni ,hai perfettamente ragione quando parli di queste cose!
Ma godiamoci i massicci della Sila e del Pollino, con il nostro mare a te
vicino.
Saluto te e la tua cara famiglia anche se non vi conosco.
CATRINO
X la redazione: tra un po di tempo faremo un gioco, chi sarà Catrino? Chiaramente da coinvolgere anche gli amici di facebook, ti piace l’idea?
Autore
perché no…dando indizi per trovare
ciao
Grazie Catrino! I massicci della sila e del pollino sono le radici, il mare è stato ed è ancora (anche se sono in pensione) la mia crescita e quella della mia famiglia sia nel campo sociale che economico. Quando sono partito da San Donato la mia prospettiva era quella di essere un buon tecnico, il mare mi ha aperto altre frontiere rendendomi capace di mettere le mie piccole mani su apparati e mezzi tecnologicamente super avanzati, come: immensi apparati motore a vapore ad alta pressione per unità navali; apparati motore strutture e impianti di aerei ed elicotteri della M.M.I.. Non solo, man mano che la mia carriera progrediva, passo dopo passo, mi ha reso capace di guidare, a dignitosi livelli, uomini e mezzi. Questo e tutto il vissuto negli anni di lavoro è la mia esperienza di vita che ha arricchito la mia cultura. Tutti gli altri che come me sono fuori ne avranno fatto altre e mi auguro anche di migliori. Ecco! Sarei felice se il nostro dialogare e il nostro esternare il nostro modo di pensare riuscissero a portare un minimo di valida discussione per far recepire punti di vista diversi da quelli che vigono all’interno delle comunità tra la gente che non ha mai lasciato i luoghi di origine. Qualche intervento più innanzi ho scritto che da quando sono più presente nella nostra provincia noto comportamenti non molto apprezzabili sia all’interno delle comunità che degli ambienti politi, questo mezzo, il nostro giornale, può ampliare la nostra cultura, sia nell’apprendere dai locali che nel dare agli stessi.
Saluti|
Catrino, scusami per non aver ricambiato i saluti a livello familiare. È che quando scrivo su queste pagine cerco di essere molto attento a non comunicare negatività gratuita e qualche volta qualcosa sfugge. Al paese non solo non conosco persone come te, ora è molta la gente che non conosco a meno che non sono parenti abbastanza prossimi. Figurati che per vederci con un amico di infanzia c’è voluto il matrimonio di suo figlio. E ancora, sono rimasto di sasso quando l’anno scorso sono entrato al bar in piazza e sono stato avvicinato da un coetaneo che non ho riconosciuto assolutamente, mentre lui si ricordava dei nostri giochi quando durante il periodo della mietitura i suoi genitori lavoravano per i miei e lui li seguiva e poi restava con me nella casa di campagna.
Scusami se mi sono dilungato! Ora ti risaluto ricambiando di cuore i saluti per la tua famiglia, sperando che ci sia un prossimo futuro dove qualcuno riesca ad organizzare un qualcosa che riesca a far conoscere più gente possibile e non ultimo spero che le mie venute a San Donato possano diventare meno fugaci e che mi permettano di fare qualche giro in più per il paese ed incontrare, chissà, anche qualche compagno di scuola elementare o media che sia!
Saluti a tutti!
ALL’ANGELO BIONDO DAI RICCIOLI D’ORO
Angelo biondo dai riccioli d’oro,
con lo sguardo profondo dei tuoi
occhi stupendi.
La gioia più bella per mamma e papà,
che sei arrivato ed eccoti quà.
I tuoi nonni ti guidano, con gioia ed affetto
in un mondo migliore che meriti tu.
Cresci bene bambino che gioia ci dai, sei
l’Angelo biondo più stupendo che mai.
Sei la stella dei nonni
ed il sole per mamma e papà, con il tuo fiero
sorriso e la mole che hai conquisterai il mondo
e paura non hai.
Il tuo nome è stupendo dolce bambino, che la
madonna ti aiuti nel lungo cammino.
Noi nonni per sempre! Il tuo dolce visino lo teniamo
nel cuore per ricordarti bambino.
Al nostro caro, amatissimo e dolcissimo
Angelo biondo dai riccioli d’oro.
I tuoi nonni.
CATRINO